Lombardia e Marche diventano arancioni. Scattano i lockdown locali in mezza Italia

Le restrizioni regionali da lunedì, l’Umbria evita il rosso. L’Istituto superiore di sanità: "La curva ha ripreso a salire, Rt vicino all’1"

Il ministro della Salute Roberto Speranza, 42 anni, in visita alla Toscana Life Sciences

Il ministro della Salute Roberto Speranza, 42 anni, in visita alla Toscana Life Sciences

di Alessandro Farruggia

Da lunedì Basilicata e Molise in zona rossa e Lombardia, Piemonte e Marche che diventano arancioni come già oggi altre otto Regioni più le province di Trento e Bolzano. La Liguria invece torna gialla tranne Sanremo e Ventimiglia che diventano zona arancione rafforzata. Scattano già oggi e fino al 7 marzo lockdown locali nelle province di Siena e di Pistoia che diventano zona rossa – come già le province di Pescara e Chieti, Cecina in Toscana, quattro comuni in Lombardia, 8 comuni in Piemonte, 5 in provincia di Frosinone e 1 in provincia di Latina – il che significa che è vietato ogni spostamento in entrata e in uscita dal territorio comunale, nonché all’interno del medesimo salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute e sono sospese le attività commerciali al dettaglio, fatta eccezione per la vendita di generi alimentari e di prima necessità. Sono chiusi i mercati, salvo le attività dirette alla vendita di soli generi alimentari, prodotti agricoli e florovivaistici. Restano aperti edicole, tabaccai, farmacie e parafarmacie.

Da oggi la città metropolitana di Bologna – come già dall’altro ieri 10 Comuni dell’Imolese e 4 del Ravennate, l’intera provincia di Brescia, 8 Comuni della bergamasca e Soncino nel Cremonese – diventa fino al 14 marzo zona arancione rafforzata. A partire da oggi nelle nuove zone arancioni rafforzate come Bologna divieto di spostamento anche nel proprio Comune (pure se sotto i 5mila abitanti), visite ad amici e parenti comprese e recarsi presso le seconde case. Didattica a distanza al 100% dalle elementari fino all’università, in presenza solo per asili nido e scuole materne. Stop alle attività ricreative e sportive. Restano consentite le attività economiche, comprese quelle di servizio alla persona.

L’Umbria resta invece arancione e non verrà rinnovata la zona rossa, in scadenza domenica, decisa dalla Regione nell’intera provincia di Perugia e in un Comune della provincia di Terni. Previste comunque limitazioni fino al 5 marzo alla scuola. A Perugia tornano in presenza i servizi educativi della scuola dell’infanzia 0-36 mesi, mentre è sospesa la scuola dell’infanzia (3-6 anni). Rimane in vigore la didattica a distanza per gli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado. A Terni e provincia le attività didattiche delle scuole secondarie di secondo grado sono svolte in presenza al del 50%. Dai servizi per l’infanzia alla terza media rimane la didattica in presenza. La Cabina di Regia, pur con Rt nazionale a di un filo sotto quota 1 (0,99) ieri era stata netta: "L’epidemia dopo un iniziale lento peggioramento, entra questa settimana nuovamente in una fase in cui si osserva una chiara accelerazione nell’aumento dell’incidenza nazionale. Alla luce dell’aumentata circolazione di alcune varianti virali a maggiore trasmissibilità e del chiaro trend in aumento dell’incidenza su tutto il territorio italiano, sono necessarie ulteriori urgenti misure di mitigazione sul territorio nazionale e puntuali interventi di mitigazionecontenimento nelle aree a maggiore diffusione". Serviva una ennesima stretta, stante la campagna vaccinale a passo di lumaca, e così è stato.