Empoli, lezioni di danza fluida al liceo. Prima scambio di abiti, poi si balla

La deputata di Fratelli d’Italia Chiara La Porta presenta un’interrogazione al ministro Valditara. La preside Valeria Alberti: "Attacco strumentale, la proponiamo dall’anno scorso senza nessun obbligo"

B. Fujiko, simbolo del voguing in Italia

B. Fujiko, simbolo del voguing in Italia

Empoli, 30 novembre 2022 - Nelle ore di educazione fisica mosse e movenze di Voguing, lo stile di danza contemporanea nato nei locali gay frequentati da latinoamericani e afroamericani già dai primi anni Sessanta. Succede al liceo Virgilio di Empoli e la storia fa alzare un polverone. Di più: un’interrogazione parlamentare da parte di Fratelli d’Italia al Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, "per valutare se ritenga opportuno che dei ragazzi minorenni a scuola vengano costretti, in orario di lezione, a prendere parte a lezioni di ballo Lgbtqia+, con cambio di vestiti fra maschi e femmine", dicono in una nota l’onorevole Chiara La Porta e il capogruppo in consiglio comunale a Empoli Andrea Poggianti. Insomma "lezioni di gender sotto mentite spoglie".

E’ invece tutta un’altra la versione raccontata dalla dirigente dell’istituto, Valeria Alberti, che parla di strumentalizzazione e di un polverone sul nulla. Secondo la preside a scatenare la polemica sarebbe stata una parentesi. "Quella che abbiamo nell’oggetto della circolare nella quale si invitavano docenti e studenti alla partecipazione – spiega – Accanto a Voguing abbiamo aggiunto ‘ballo Lgbtqia+’, ma solo per spiegare l’origine, visto che non tutti la sanno. Evidentemente abbiamo peccato di troppa trasparenza".

Fratelli d’Italia contesta anche il fatto che l’attività proposta fosse obbligatoria per tutti gli studenti, ma la dirigente replica. "Nessuno è stato obbligato a sfilare, a ballare, né a invertire i ruoli. Il progetto prevedeva che ogni alunno portasse da casa un oggetto, un cappello, un paio di occhiali, e camminasse tenendo una postura corretta. A livello educativo si tratta di una attività che aiuta i ragazzi ad accrescere la sicurezza di sè, a prendere coscienza del loro modo di muoversi. Il fatto che la docente di educazione fisica avesse inserito gli incontri nelle sue ore prevedeva la partecipazione dei ragazzi, che però potevano anche rimanere in panchina. Alla fine ci sono stati ragazzi timidi che si sono lascianti andare, altri più esuberanti che hanno preferito non esporsi". La dirigente pecisa anche che il progetto è alla seconda edizione. "Lo abbiamo presentato l’anno scorso con le stesse modalità e quest’anno lo abbiamo riproposto perché ha riscontrato successo tra i nostri studenti". Infine una certezza. "La scuola in ogni cosa è super partes, va oltre le questioni politiche e ideologiche. Tutto ciò che viene svolto in classe è per fini educativi".