Le metamorfosi del linguaggio giovane: musica e parole al tempo del rap

Nel webinar ‘Rap Talk. Nuovi linguaggi della comunicazione giovanile’ Anastasio ha anche parlato dei suoi progetti futuri

Un momento del webinar

Un momento del webinar

Firenze, 16 aprile 2021 - Una riflessione sui nuovi linguaggi giovanili. Con questo obiettivo, il Corecom della Toscana ha voluto avviare un momento di riflessione sui linguaggi attraverso i quali comunicano le nuove generazioni. Nel webinar "Rap Talk. Nuovi linguaggi della comunicazione giovanile", l’incontro organizzato dal Comitato regionale per le comunicazioni della Toscana, in collaborazione con Controradio e La Nazione, si sono confrontati artisti, giornalisti, studiosi, giovani e gli stessi protagonisti diretti della scena musicale giovanile. L'iniziativa si è svolta in una giornata speciale, quella del 16 aprile, in occasione appunto della Giornata mondiale della voce.

“Con quali linguaggi comunicano le nuove generazioni, da dove traggono ispirazione, e quali contenuti passano attraverso i testi della nuova scena musicale italiana? Rap, trap, hip hop, sono etichette musicali dietro le quali esiste un mondo variegato, multiforme e spesso non omogeneo di artisti contemporanei che riempiono le giornate dei giovani". Il presidente del Corecom Toscana, Enzo Brogi, ha introdotto così il tema del webinar "Rap Talk. Nuovi linguaggi della comunicazione giovanile". “Ripenso ai riferimenti musicali di quando io ero adolescente – ha detto la direttrice de La Nazione, Agnese Pini -  e trovo delle differenze sostanziali. All’epoca andava per la maggiore il pop, che era più scansonato e meno tormentato del rap, all’epoca molto di nicchia. In questo genere musicale c’è una malinconia poetica che porta, chi scrive e ascolta rap e trap, a mettersi molto in discussione. In questi testi c’è molta verità, si accettano debolezze ed esclusioni. Di Madame mi ha colpito il fatto che è riuscita a dire quello che sente di se stessa, senza paura: una cosa a cui è difficile ambire nella vita in generale. Dirsi che non ci si piace, che si ha paura di perdere la voce - il suo testo su Sanremo è dedicato proprio a questo -  alla paura di perdere la propria più grande dote che ti tiene in vita, ed è una cosa che può capitare a chiunque di noi e a qualunque età. Madame, come ha detto lei stesso in un’intervista, si ispira a De Andrè, e a proposito di connessioni di generazioni, mi ha colpito il fatto che, sempre per restare in tema musicale, i sentimenti umani si possono declinare in modi e tempi diversi, dal melodico al rap: ma i sentimenti alla base sono sempre universali e, quando sono autentici, sono sempre dei capolavori”.  

 

Il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo è intervenuto per portare il saluto ai ragazzi di una generazione dalla quale ci aspettiamo un contributo, anche attraverso questi generi musicali, che sono portatori di un nuovo modello di comunicare, semplice, diretto, a volte anche privo di censure. Chiedo il vostro aiuto per costruire lidea della Toscana del 2050, sulla quale stiamo lavorando e lavoreremo in questi cinque anni di legislatura, e che dovrà essere soprattutto vostra. Mazzeo rivolge un ringraziamento a Enzo Brogi, per il lavoro enorme che sta facendo con il Corecom. Il presidente del Comitato regionale per le comunicazioni fa sapere che si apre oggi, con questa prima tappa, un percorso sui nuovi linguaggi giovanili che vogliamo compiere in modo approfondito. Un linguaggio che spesso gli adulti tendono a condannare sommariamente così come i consumi musicali dei propri figli, ma che incarna una sorta di "rivoluzione linguistica con cui è doveroso fare i conti".

 

Il rapper è una sorta di cantautore 2.0? “Penso che Rap e canzone d’autore abbiano molti punti in comune – spiega Anastasio, vincitore di XFactor 2018 - gli autori scrivono in entrambi i casi ciò che cantano. Ma a parte questo, in realtà sono due percorsi nettamente diversi, perché c’è tutta una serie di attitudine dietro un rapper. Non è solo tecnica il rap, non è solo ritmo e parole, declinabile in milione di modi: ma c’è una certa attitudine dietro. Da un rapper ci si aspetti che parli della propria vita vissuta, un cantautore può parlare invece anche di favole. Io sono un rapper atipico, difficilmente parlo della mia vita personale, ma affronto vari temi”. “Ero un ragazzo molto chiuso – spiega Antastasio - non scrivevo un diario, ma attraverso le mie canzoni, sono riuscito a parlare e confessare cose che non sarei riuscito a dire in altra maniera. Il testo è la maschera dell’artista: la maschera molti pensano che nasconda, invece una volta che ci si sente al sicuro, puoi fare uscire tante cose di te che altrimenti non sarebbero uscite”. E sui progetti futuri: “Ho in mente un grande progetto, sto pensando davvero in grande: fare qualcosa che col rap non è mai stato fatto. Farò uscire una serie di cose intanto che il settore riparte, e quando ripartirà del tutto cercherò di realizzare il mio grande progetto: quello che vorrei fare è portare il rap al di fuori del rap. Fare altro dal rap, col rap. Perché è una tecnica micidiale e super espressiva ed è limitante trattenerla nel suo immaginario”. Andrea Bertolucci,  giornalista, scrittore ed esperto di cultura giovanile, ha parlato del genere trap, che è esploso negli ultimi anni, e sulle responsabilità che viene spesso additata agli autori di affrontare determinate tematiche molto crude: “Conosco molti artsiti internazionali e non sentono questa responsabilità: se presi come ragazzi che hanno raggiunto il successo realizzando la propria passione, possono essere presi come un esempio positivo, mentre per chi guarda ai loro ‘sbagli’ privati che possono aver fatto, sono un esempio negativo. Io penso invece che l’artista ha bisogno di ritornare ad essere un artista e non un esempio di vita”. Beatrice Cristalli, giovanissima linguista, consulente di Treccani.it ha parlato dei linguaggi della contemporaneità con particolare attenzione allo slang giovanile, e in particolare riguardo al trap ha detto “I genitori e gli insegnati che si approcciano a questo genere musicale, devono considerare che la trap non è una lingua ma un codice, al cui interno ci sta la lingua e il suo vocabolario, calato in un contesto” L’incontro, moderato dal giornalista Deiv Agazzi, conduttore radiofonico di Controradio, esperto di rap, trap, hip hop, ha avuto molti spunti di riflessione da parte, tra gli altri, di Daniele Bertusi di Cat Cooperativa Sociale - impegnata in laboratori di rap negli istituti penitenziari - e degli allievi del rap lab organizzato dal Controradio Club.

 

Maurizio Costanzo