I ladri non scappano dopo il furto: denunciati, al processo potrebbero cavarsela

Vicina sventa il colpo e urla: «Chiamo aiuto». Loro aspettano i militari

Carabinieri (Germogli)

Carabinieri (Germogli)

Pontedera, 19 marzo 2018 - Dai primi passi dell’istruttoria dibattimentale davanti il giudice del tribunale di Pisa Eugenia Mirani questo sembrerebbe il primo caso nel quale i presunti autori di un tentato furto – sventato dalla vicina di casa – abbiano atteso l’arrivo dei carabinieri. Anche il difensore dei due imputati, l’avvocato Maria Concetta Gugliotta, che li assiste d’ufficio, aspetta di approfondire questi fatti avvenuti a Montopoli nel 2015.

Secondo la ricostruzione della vicenda, Pasquale D’Antonio e Anzhela Vorontsova, 44 anni, di nazionalità ucraina – entrambi domiciliati nel Comprensorio del Cuoio – si sarebbero introdotti in una corte condominiale dove furono visti mettere le mani su una macchina che era parcheggiata all’interno: la vicina - sentita in aula - chiese loro cosa stessero facendo e quando le risposero che avevano l’autorizzazione del proprietario lei li avvertì che lo avrebbe chiamato insieme ai carabinieri. E loro, secondo quanto ha riferito la donna, attesero lì, sul posto, l’arrivo delle forze dell’ordine portandosi a casa questa denuncia per tentato furto aggravato che è diventato un processo.

Un furto che, nell’impianto accusatorio, è aggravato dalla violenza sulle cose e dall’aver agito contro un bene esposto alla pubblica buona fede. Ma in questo caso l’avvocato Gugliotta è pronta a valorizzare in difesa le prime risultanze istruttorie: la corte condominiale era privata e quindi cade l’aggravante del bene esposto alla pubblica buona fede, così come non ci sarebbero elementi tali da dimostrare la violenza sull’auto, pare, per asportare i tergicristalli. Sul posto la coppia fu immediatamente identificata e poi denunciata in stato di libertà dai militari della stazione di Montopoli. Il fatto che poi che i presunti indiziati avrebbero atteso le forze dell’ordine – l’esatto contrario dell’abito «calzato» per tradizione dalla figura del ladro – potrebbe far segnare tutto il proseguo del processo fino alla sentenza.