La polemica sui trapianti, il chirurgo si scusa

"Mi spiace che la Regione si sia sentita chiamata in causa". In un post aveva espresso il timore di un depotenziamento del centro pisano a vantaggio di Firenze

Al lavoro anche per San Silvestro (foto tratta da Facebook)

Al lavoro anche per San Silvestro (foto tratta da Facebook)

Pisa, 3 gennaio 2019 - Dopo le polemiche suscitate da un suo post su Facebook (riguardante i timori di un possibile depotenziamento del centro trapianti pisano a vantaggio di Firenze) il chirurgo Daniele Pezzati ha chiesto scusa con una lettera indirizzata a Carlo Tomassini, commissario straordinario dell'Azienda ospedaliero universitaria di Pisa, chiedendogli di diffonderla pubblicamente.

«Mi dispiace che la Regione, alla quale va riconosciuto il merito di aver contribuito alla creazione del nostro centro - scrive Pezzati -, si sia sentita chiamata in causa dalle mie dichiarazioni e per questo mi scuso», scrive Pezzati.

«Non sono un fan dei social network - scrive ancora il chirurgo - che utilizzo solamente per comunicare con una ristretta cerchia di amici lontani. Il 31 dicembre ho scritto, dopo essere tornato da un faticoso turno di lavoro, un post esprimendo alcuni sentimenti che desideravo condividere con i miei amici più cari. Ho purtroppo sottovalutato, anzi, non ho neppure pensato che così tante persone fossero interessate a ciò che avevo scritto».

Il medico poi prosegue: «Faccio i trapianti che, per me, è il lavoro più bello del mondo perché è un modo di tramutare la morte di qualcuno nella vita di un altro. Sono anche un uomo e come tale talvolta leggo giornali e ascolto la tv. La notizia più volte riportata sui giornali di un possibile nuovo centro trapianti di fegato a Firenze e un depotenziamento di quello di Pisa mi ha colpito e ferito. Vero è che, come ho appreso, la notizia è stata più volte smentita dalla Regione Toscana anche se continuava ad aleggiare e rimbalzare quotidianamente tra le mura degli ospedali».

Infine, il riferimento al suo post: «Con ciò che ho scritto volevo dare risalto al fatto che troppo spesso la gente comune come me sente una distanza incolmabile con la classe dirigente; forse una maggiore vicinanza permetterebbe benefici ed eviterebbe molte incomprensioni. Mi farebbe piacere che qualcuno un giorno venisse con noi in una sala operatoria a vedere cosa facciamo, a capire le nostre debolezze, forze ed esigenze. Vorrei che il supporto fosse un po' oltre una dichiarazione su un giornale perché, per me, una stretta di mano di persona vale più di cento articoli. Mi scuso di aver utilizzato una forma di comunicazione come i social che, anche se predominante, espone a pericoli di strumentalizzazione. Chiedo a tutti i politici e non di non utilizzare le mie parole per contraddittori pubblici che nelle ultime ore hanno esposto me e la mia famiglia a una pressione insostenibile»