La pandemia? Si affronta come una guerra. "Schieriamo super-esperti in crisi e conflitti"

Da Pisa il progetto della Sant’Anna: preparare specialisti in grado di affiancare Stati ed enti locali. Un decalogo per la ripartenza

Andrea  de  Guttry

Andrea de Guttry

Pisa, 15 aprile 2021 - Pandemia-Covid, anche se nessuno l’avrebbe mai prevista, certamente si sarebbe potuta affrontare. Come? Almeno in quattordici mosse, applicando cioè il diritto internazionale che suggerisce obblighi e raccomandazioni a cui gli Stati devono fare riferimento per gestire eventi e rischi, come quelli pandemici o quelli di origine chimica, biologica, radio-nucleare riassunti nell’acronimo CBRN. Obblighi e raccomandazioni che, alla luce della gestione della pandemia, non tutti hanno però rispettato. "Il Covid 19 ha aperto gli occhi agli Stati" commenta Andrea de Guttry, professore di diritto internazionale della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e coordinatore del progetto di ricerca Cbrn-Italy che, in sostanza, punta anche a formare i super-esperti in grado di presentare alle amministrazioni italiane e straniere, a vario livello, le prescrizioni e le raccomandazioni, appunto, a cui attenenersi. Una ricerca finanziata dal Ministero dell’Università, coordinata dalla Sant’Anna di Pisa, e a che vede coinvolti anche gli atenei di Firenze, Bologna e Torino. L’attività del professor De Guttry e del suo team è infatti specializzata nel promuovere ricerca e formazione rivolta alla preparazione di personale altamente specializzato da impiegare nelle aree calde del mondo. Ad esempio dove è necessario gestire i processi di pacificazione dopo conflitti o in aree instabili dal punto di vista politico o avviate a consolidare una fragile democrazia. In sostanza tutte quelle azioni che vegono riassunte nella definizione di "peacekeeping". Ma ecco che questo bagaglio di conoscenze ed esperienza si rivela oggi quanto mai utile nel gestire una situazione di crisi globale come quella provocata dalla panedmia-Covid, fenomeno epocale che ha messo a dura prova il mondo intero. I ricercatori della Scuola Sant’Anna in sostanza hanno ampliato il concetto di rischio chimico, biologico e radio-nucleare anche per eventi accidentali e naturali (come possono essere appunto un’epidemia o una pandemia) chiarendo le fasi del ciclo di gestione dell’emergenza, dalla prevenzione alla preparazione fino a quali siano le migliori risposte per la ripartenza nella fase successiva alla crisi sanitaria. I ricercatori hanno poi mappato gli obblighi internazionali e regionali applicabili alle diverse fasi di un evento del genere. E qui emergono le criticità nel modo in cui i vari Stati hanno affrontato l’emergenza, spesso senza applicare in pieno le prescrizioni suggerite dal diritto internazionale. Un esempio su tutti. "Uno degli obblighi previsti – spiega il docente – è che il sistema sanitario sia in grado di reagire di fronte alle pandemie, reclutando rapidamente un numero adeguato di medici o avendo a disposizione il materiale necessario, come i dispositivi di protezione individuale. Nessuno Stato un anno fa ne aveva. Eppure fa parte di un obbligo ratificato in accordi internazionali. Allora perché si firmano se poi non vengono rispettati?".