Strade e veleni. "Bonifica? A volte è inutile. Il keu non si può smaltire"

Parla la geologa che ha messo in sicurezza l’aeroporto militare di Pisa. "E’ una sostanza che va trattata con la chimica per ridurre gli inquinanti"

Nel riquadro la geologa Daria Duranti

Nel riquadro la geologa Daria Duranti

Firenze, 30 settembre 2021 - Ha seguito da vicino la questione dell’Aeroporto militare di Pisa, dove è già stata abbattuta l’opera la cui costruzione aveva visto l’utilizzo di un materiale di riempimento per un sottofondo intriso di Keu. Daria Duranti, geologa e consigliere del direttivo della Società italiana di geologia ambientale (Sigea), conosce la portata dei rischi di disseminazione della cenere dei fanghi delle concerie di Santa Croce, smaltita dall’impianto di Pontedera di Francesco Lerose, imprenditore in odore di ‘ndrangheta, tra i ‘bersagli’ della Dda di Firenze.

Come siete riusciti a bonificare l’Aeroporto militare di Pisa dal keu?

«Lo abbiamo rimosso, tolto fisicamente. Si trattava di una piccola porzione e l’operazione è stata abbastanza veloce. Altro discorso se l’area è di dimensioni più vaste».

In quel caso si potrà procedere alla bonifica?

«Non è detto che sia necessaria. Si può anche procedere alla messa in sicurezza. Va valutato a seconda delle situazioni. Non è automatico che i risultati di laboratorio portino alla bonifica, possono anche prevedere fasi intermedie di messa in sicurezza, provvisorie o permanenti».

Il keu può essere smaltito?

«Il keu non si può smaltire. Ci sono però dei trattamenti chimici che possono degradare gli inquinanti che contiene. Si può dunque trasformare il materiale e renderlo non più nocivo. Le varie tecniche di trattamento dipendono dalla concentrazione di inquinante presente».

Quanto è alto il rischio che possa contaminare le falde?

«Nel caso dell’aeroporto di Pisa, la falda era a contatto con il sito contenente Keu e, in un anno, non c’è stata contaminazione. Ma è difficile stimare dei tempi. Molto dipende dal luogo in cui il keu è situato. Nel caso della nuova 429, l’asfalto potrebbe rappresentare una protezione, rallentando o impedendo che gli inquinanti raggiungano la falda. Serve prima di tutto un piano di indagine preliminare dei terreni, in base ai risultati si possono fare gli approfondimenti. Sono procedimenti che richiedono vari professionisti, geologi ma anche agronomi. I tempi per arrivare a un quadro chiaro sono lunghi. Servono mesi».

E laddove non è presente una superficie di protezione e le piogge filtrano nel terreno?

«Con una regimazione idraulica. Creare barriere, delle fosse, affinché le acque piovane non vadano a smuovere il materiale pericoloso, trascinandolo altrove e in profondità».

Quanto la preoccupa?

«Mi preoccupa la grandezza e la diffusione, e mi interessa capire dov’è il keu».