Keu, le aziende orafe: "Non siamo fuorilegge. E ve lo dimostreremo"

Arezzo, accuse di disastro ambientale per le aziende orafe Chimet e Tca. "Abbiamo operato rispettando le regole, chiediamo che sia fatta chiarezza"

Inchiesta Keu

Inchiesta Keu

Arezzo, 25 novembre 2022 - Anche le fondamenta delle villette a schiera, in Valdarno, potevano essere piene di arsenico e keu. L’inchiesta sugli scarti di lavorazione delle concerie trova anche l’oro aretino sulla sua strada. Nell’inchiesta appaiono i nomi di due colossi del recupero dei metalli preziosi: la Chimet di Badia al Pino e la Tca di Castelluccio. La Chimet fa parte del gruppo Unoaerre e ha un fatturato da oltre 4,4 miliardi di euro e profitti che vanno oltre i 70 milioni. La Tca si attesta su parametri di poco inferiori: un miliardo di volume d’affari e 12 milioni di avanzo economico.

Per dieci aretini è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio. Lo smaltimento illecito non avrebbe riguardato solo il keu, rifiuto speciale che esce dalle concerie di Santa Croce sull’Arno, ma anche gli scarti del distretto orafo aretino. La presunta colpa di Chimet e Tca è quella di aver affidato il trattamento delle scorie di lavorazione a Francesco Lerose, gestore dell’impianto di riciclaggio di Pontedera, al figlio Manuel, gestore dell’impianto di riciclaggio di Bucine e alla moglie di Francesco, Annamaria Faragò.

La famiglia Lerose, ritenuta vicina alla cosca di ’ndrangheta dei Grande Aracri, risiede a Pergine Valdarno e possiede numerosi terreni, magazzini e fabbricati, un negozio e diverse auto di lusso tra Mercedes e Porsche. I dirigenti delle due aziende del settore orafo sono accusati di disastro ambientale con operoso ravvedimento e falso, per non aver indicato come rifiuti pericolosi gli scarti di lavorazione. Finivano dispersi nei campi o utilizzati nei cantieri edili invece che approdare nei centri di smaltimento autorizzati.

Le due imprese dell’oro si difendono con forza. "Chimet contesta fermamente di aver operato al di fuori di ciò che prevede la legge e di ciò che le autorizzazioni, anche dell’impianto Lerose, consentivano di fare. Vi sarà tempo e modo per dimostrare l’estraneità ai fatti".

"Tca è sconcertata nell’apprendere delle ombre legate alla società, autorizzata dagli enti preposti, cui conferivamo gli scarti di lavorazione. Saremo sempre collaborativi con le autorità e chiediamo completa chiarezza in questa grave vicenda".