Giro d'affari da 44 milioni, chi guadagnava se il keu diventava non pericoloso

Alle erogazioni pubbliche (anche non dovute) incassate dai conciatori si univano i costi inferiori per uno smaltimento trattato come normale, anzichè tossico

Firenze, 26 novembre 2022 - I soldi. Tanti. Profitti dei presunti smaltimenti illeciti - incassati da una parte, risparmiati dall’altra - o le erogazioni pubbliche - anche non dovute, secondo le accuse - di cui i conciatori avrebbe beneficiato per il tramite del dirigente regionale Edo Bernini, pubblico ufficiale inserito nell’associazione per delinquere made in Santa Croce.

Il capo di imputazione N quater, parte delle oltre cento pagine di contestazioni, estrema sintesi dell’inchiesta terremoto condotta dal pm della dda di Firenze, Giulio Monferini con i carabinieri forestali, Ros e Noe, si concentra su quello che sarebbe un presunto peculato consumatosi tra il settore politiche territoriali e ambiente della Regione e il responsabile degli accordi di programma per la sponda conciatori, Nicola Andreanini.

I rilevamenti sotto il fondo stradale che certificano la presenza di sostanze pericolose
I rilevamenti sotto il fondo stradale che certificano la presenza di sostanze pericolose

Cinque milioni, in totale, sarebbero stati erogati "indebitamente" all’Associazione conciatori nel 2014 e al Consorzio Depuratore Santa Croce sull’Arno tra il 2016 e il 2020 "in ragione di opere e prestazioni del tutto inconferenti con gli obiettivi e con le opere previste nell’accordo di programma". Secondo le accuse mosse dalla Dda, la ’leggerezza’ del dirigente Bernini non può che spiegarsi nel suo appoggio al sodalizio: i mandati di pagamento da lui firmati sarebbero stati sottoscritti "sulla base di una mera elencazione di prestazioni da rimborsare che dalla mera sintetica descrizione dell’elenco apparivano già di per sé del tutto eccentriche". Quanto costa smaltire regolarmente il keu o gli scarti della produzione orafa aretina? Dipende. Secondo le indagini, il rifiuto che arrivava negli stabilimenti di Bucine o Pontedera di Francesco Lerose, l’imprenditore di Cutro vicino ai clan della ’ndrangheta Grande Aracri, veniva avviato a un percorso di recupero come se fosse non pericoloso "facendolo figurare falsamente come idoneo per la produzione di aggregati riciclati o conglomerati cementizi per l’edilizia".

Invece, stando alle analisi, sarebbero rifiuti pericolosi a tutti gli effetti, dunque con costi di smaltimento assai superiori a quelli sostenuti. La Tca di Capolona, hanno calcolato gli inquirenti, nel periodo osservato che va dal 2013 al 2020 avrebbe prodotto 12mila tonnellate di rifiuti, risparmiando 240 euro per ogni tonnellata in virtù della scorciatoia che sarebbe stata adottata. Il totale del presunto ingiusto profitto è di quasi 2,9 milioni di euro. Più grossi i numeri della Chimet, che nel triennio 2017-2020 avrebbe consegnato a Bucine più di 15mila tonnellate di rifiuti senza spendere i 256 euro a tonnellata calcolati: il totale è quasi 4 milioni “risparmiati“. Ma la partita complessiva fa spavento. Gli inquirenti, sommando i fanghi delle concerie e gli scarti aretini, sono riusciti a calcolare che l’ipotizzata gestione illecita dei rifiuti avrebbe dato vita a 142mila tonnellate di un sabbione che anziché essere trattato come doveva (a un costo non inferiore ai 310 euro a tonnellata, secondo la Dda), è stato addirittura sparso in mezza Toscana creando un “business“ da 44 milioni di euro. Il polverone uscito dagli stabilimenti Lerose è stato trovato nel cantiere Tozzi di Bucine, nei sottofondi della provinciale 7 a Terranova Bracciolini, all’aeroporto militare di Pisa, al Green Park di Pontedera, ai Lecci di Peccioli, all’ex area Vacis di Pisa, in un cantiere di Montaione, nel sottofondo della Sr 429 a Brusciana, nell’Empolese. Perché se il processo per i veleni deve ancora cominciare, la sentenza sull’inquinamento è già stata pronunciata dalle analisi.