La Juve e gli scambi di 'favori'. "Ora fermiamoci, tutti ci guardano"

Sotto la lente dei pm le operazioni di mercato con Atalanta e Sassuolo: le telefonate che inguaiano Agnelli. Quando il presidente bianconero si preoccupava: "Abbiamo Consob e Guardia di finanza che ci osservano"

Torino, 5 dicembre 2022 - "Non c’è un processo documentale, non c’è un pezzo di carta di cui noi possiamo avvalerci (...) Poi ci potrebbero essere i pezzi degli appunti su pezzi di carta di formaggio ma che io mi guarderei bene dal produrre". Una conversazione fra i dirigenti dell’area finanziaria della Juventus, Stefano Cerrato e Stefano Bertola, intercettata dalla Gdf a settembre dell’anno scorso nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Torino sulla società bianconera, racconta il caos che si è creato nel board quando la Consob ha avanzato la sua richiesta di chiarimenti su alcune operazioni. Un passaggio dell’attività di controllo dell’organo di vigilanza del mercato finanziario italiano (la Juve è quotata in Borsa) che ha scatenato il panico nel gruppo dirigenziale, in imbarazzo sui contenuti della nota da inoltrare agli ispettori.

Giocatori della Juventus
Giocatori della Juventus

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Per tre anni di seguito la Juventus ha "fatto 150 milioni" (di plusvalenze, ndr) che incidevano sui ricavi per il 35-40%. Il club bianconero, si legge in un passaggio della richiesta di misura cautelare poi respinta dal Gip, "ha celato l’erosione del capitale sociale in ben due esercizi, circostanza che, al di là del valore del titolo, integra una causa di scioglimento". Quindi la Juve "non avrebbe potuto operare negli esercizi in discorso né essere quotata in Borsa". Un sistema che si basava, secondo le accuse, anche su scambi di favori con club ’amici’ nel calciomercato. Rapporti "frutto di relazioni professionali e a volte personali tra dirigenti sportivi e manager dei club" che, annota la Procura, hanno una duplice conseguenza: "Influenzano le operazioni di acquisto/cessione dei calciatori talvolta concluse a condizioni di favore, con corrispettivi apparentemente lontani dal fair value e realizzate perseguendo i rispettivi obiettivi economico/finanziari e sfociano in rapporti di debito/credito tra società opachi con l’effetto della inattendibilità delle comunicazioni sociali fornite a terzi".

Società come l’Atalanta, partner in una serie di operazioni finite sotto la lente, con una telefonata agli atti dell’inchiesta fra Andrea Agnelli e l’ad della Dea Luca Percassi che riassume tutte le preoccupazioni dei dirigenti bianconeri: "Io in questo momento devo stare fermo, perché abbiamo Consob, Guardia di finanza e qualsiasi cosa che ci sta guardando".

Rapporti che emergono anche da una telefonata fra il ds bianconero Federico Cherubini e l’ad del Sassuolo Giovanni Carnevali, per sbloccare il lungo stallo nella trattativa sul calciatore Manuel Locatelli. "Giovanni ma se io mi siedo e le condizioni che tu mi dai sono le stesse che dai all’Arsenal – afferma Cherubini – qual è il valore aggiunto della nostra relazione decennale? Che fine hanno fatto gli 8 milioni che hai guadagnato in 6 mesi con Demiral che non sapevi chi era? Che fine ha fatto il nostro decisivo appoggio quando hai preso Sensi? Che fine ha fatto la valorizzazione di Zaza? Che fine hanno fatto i 13 mlioni che hai preso da Lirola?".

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