Irene, da Pistoia a New York

La 24enne Paci si esibisce sui palchi della Grande Mela

Irene Paci è partita dalla scuola di danza ‘Axe Ballet’ di Antonella Tronci

Irene Paci è partita dalla scuola di danza ‘Axe Ballet’ di Antonella Tronci

Pistoia, 19 aprile 2019 - Dall’axe ballet di Pistoia ai palcoscenici di New York. Irene Paci, 24 anni a maggio, versatile ballerina professionista, è tra i giovani talenti pistoiesi nel mondo. Inizia alla scuola di danza Axe Ballet, diretta da Antonella Tronci, poi si avvia alla formazione professionale a Parigi, all’Institut de formation professionelle de danse jazz di Rick Odums. Supera un’audizione con centinaia di partecipanti (a Bari), entra alla prestigiosa scuola newyorkese The Ailey school, consegue il Certificate Program. Si è esibita in numerosi e prestigiosi palcoscenici con grandi artisti, ha conquistato medaglie d’oro, d’argento e bronzo in competizioni nazionali e internazionali di danza moderna e contemporanea in tutta Europa.

La formazione a Parigi è stata casuale o una scelta?

«Ho atteso un’audizione tenuta dal direttore Rick Odums. Sono stata accettata per il programma professionale Artiste – Interprete e ho scelto di trasferirmi a Parigi. Sapevo sarebbe stata un’esperienza molto formativa, soprattutto in preparazione per un possibile futuro salto a New York».

Una danzatrice ha più opportunità all’estero che in Italia?

«Sono andata all’estero subito dopo il diploma al liceo Forteguerri. Non ho avuto tempo di esplorare l’Italia. Sono cresciuta con un po’ di sfiducia e preoccupazione sul futuro in Italia, ma nella scelta di andare all’estero ha giocato la curiosità e la voglia di conoscere culture diverse. All’estero la danza è apprezzata dal pubblico di ogni tipo, ma lavorare come danzatrice professionista non è facile in qualsiasi parte del mondo. La competitività è costante, ma si impara a gestirla. Mi ha aiutato aver conosciuto persone che credono nella danza come strumento educativo per l’intera società».

Quando già svolgeva attività professionale a New York, ha frequentato al Funaro di Pistoia il workshop con Cristiana Morganti e Kenji Takagi del Tanztheater Wuppertal Pina Bausch: nostalgia di casa o vera opportunità formativa?

«Mi ha incuriosita la proposta, improntata sull’aspetto fisico teatrale della danza. Ho sempre amato il lavoro di Pina Baush e non ho voluto perdere questa opportunità. Era, fortunatamente, in un periodo compatibile gli impegni. Un’esperienza che mi ha arricchito tantissimo, attraverso un accurato lavoro su autenticità del movimento e ricerca introspettiva, mi ha permesso di scoprire nuove qualità espressive».

Pensa mai di tornare in Italia?

«Ogni giorno. In Italia ho le mie radici. Allontanarmi mi ha fatto crescere tanto, mi ha permesso di conoscere realtà diverse, vedere le cose da un altro punto di vista, scoprire un amore profondo e forse inaspettato per l’Italia. Il mio sogno sarebbe tornare e vivere del mio lavoro di danzatrice, per condividere la mia passione con il pubblico italiano, con la mia famiglia e tutte le persone che mi hanno supportato».

Piera Salvi