Infezioni ospedaliere, allarme in Toscana. Più casi della media nazionale

Medici ed esperti riuniti a La Nazione per arginare l'epidemia. L'evento è organizzato da Motore Sanità

Il convegno nell'auditorium della Nazione (foto Marco Mori/New Press Photo)

Il convegno nell'auditorium della Nazione (foto Marco Mori/New Press Photo)

Firenze, 28 ottobre 2019 - È allarme infezioni ospedaliere in Toscana. Mediamente, compaiono in 48 casi (contro i 32 di media nazionale) ogni mille ricoveri acuti in regime ordinario, con un trend sempre crescente negli ultimi cinque anni. 20 milioni di euro la spesa annua derivante dalle infezioni correlate all’assistenza nella nostra regione. 12-15mila le infezioni in Toscana, con una media di 4-500 morti all’anno.

Il delicato tema è stato al centro del convegno che si è svolto stamani all’auditorium de La Nazione a Firenze, dove ha fatto tappa il progetto Icarete, realizzato con il contributo di Menarini.

‘Lotta alle infezioni correlate all’assistenza’ il titolo del convegno organizzato da Motore Sanità al quale hanno partecipato, tra gli altri, il direttore generale diritti di cittadinanza e coesione sociale della Regione Toscana Carlo Tomassini, il responsabile struttura complessa Malattie infettive e tropicali Aou Careggi di Firenze Alessandro Bartaloni, il direttore Uo Malattie infettive Aou Pisa Francesco Menichetti e Francesco Saverio Mennini, professore di Economia sanitaria dell’Università di Roma Tor Vergata. A fare gli onori di casa, la direttrice de La Nazione, Agnese Pini.

“Adesso la Toscana, ed in particolare l’area vasta nord ovest - ha spiegato Menichetti, - è un focolaio epidemico causato dal super batterio New Delhi, che dal novembre 2018 ha causato 41 morti su 122 setticemie”. Per fortuna, ha aggiunto il professore, “nella nostra regione siamo dotati di un buon sistema di sorveglianza. E infatti i laboratori di microbiologia hanno rapidamente isolato e segnalato il batterio”. “Quella che invece funziona poco bene è la buona pratica assistenziale”, ha lanciato l’allarme Menichetti. C’è dunque un’emergenza igienica all’interno delle strutture ospedaliere toscane? “E’ un dato di fatto che bisogna tornare alle più elementari norme di igiene - ha risposto -. In particolare, bisogna che i sanitari si lavino le mani prima di ‘passare’ da un paziente all’altro. Purtroppo, attualmente l’adesione alle buone norme di pratica clinica è largamente affidata al senso di responsabilità dell’operatore. Per questo bisogna osservare e soprattutto vigilare sul rispetto delle pratiche igieniche”.

Per quanto riguarda il batterio killer, che si diffonde tramite le mani del personale e gli oggetti contaminati, quale può essere il testaletto, attualmente in Toscana ci sono 2mila portatori intestinali del germe che, se non isolati, possono, in ospedale, diffondere il germe ai pazienti più fragili. È quello che è successo in Toscana. Come fare adesso? “Stiamo correndo ai ripari - fa sapere sempre Menichetti, - identificando i portatori al momento del loro ricovero attraverso tamponi rettali sistematici. In questo modo si riconosce il malato infetto e si può curarlo tempestivamente”.

La corretta aderenza alle norme igieniche preventive stabilite dall’Organizzazione Mondiale della Salute ed un più appropriato utilizzo degli antibiotici sia ad uso umano che veterinario sono alcuni delle raccomandazioni che emergono dal confronto fra esperti. In aggiunta, nel breve termine, le istituzioni stanno cercando di agevolare le attività di ricerca di nuovi antibiotici, creando anche partnership pubblico-privato. Molto potrebbe essere fatto con le nuove terapie antibiotiche, rendendole disponibili ai pazienti sia a livello nazionale che regionale-locale, secondo le indicazioni appropriate.

“Le infezioni correlate all’assistenza e il fenomeno a monte dell’antimicrobico resistente, costituiscono una emergenza mondiale, con l’Italia che presenta una delle più critiche situazioni a livello europeo, senza sostanziali differenze tra le diverse realtà regionali. In Toscana questo tema è oggetto di forte impegno ed ha portato, oltre che allo sviluppo di un sistema di sorveglianza microbiologica che poche regioni attualmente hanno, anche alla definizione di modelli organizzativi dedicati e di buone pratiche per la sicurezza del pazienti. Questo tessuto organizzativo è stato messo recentemente alla prova dall’epidemia di batteri che si è verificata in Toscana”, ha detto Carlo Tomassini. E Claudio Zanon, direttore scientifico Motore Sanità: “Da quando il problema dei super batteri resistenti alle terapie disponibili è emerso nella sua estrema gravità, la ricerca farmaceutica ha ripreso vigore e progressivamente sta mettendo a disposizione nuovi e più efficaci antibiotici: è auspicabile che si apra un dialogo fra aziende produttrici ed agenzie nazionali e regionali per stabilire nuovi percorsi dedicati che consentano un accesso facilitato e rapido di questi nuovi fondamentali strumenti per la cura dei nostri pazienti, in linea con le azioni intraprese dalla Food and Drug Administration”.