"Incubo varianti Covid, fanno ammalare i giovani"

L’infettivologo Marcello Tavio: i ragazzi sono il veicolo principale del virus. "In ospedale registriamo un aumento delle polmoniti"

Covid: i dati del 25 febbraio

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Marcello Tavio, presidente della Società italiana malattie infettive (Simit), paragona le fiammate del Covid-19 a una guerra. A proposito delle varianti ammette che le mutazioni lo rendono più contagioso: "Ai giovani però dico di resistere – afferma il leader degli infettivologi italiani – perché la fine del tunnel potrebbe essere vicina".

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Presidente, come evolve la pandemia?

"La variante inglese in 6 settimane è passata dal 6 al 60 per cento del totale dei casi nel Regno Unito. L’Italia deve ora fronteggiare quel nemico, che si comporta in modo più aggressivo rispetto ai ceppi precedenti, e diffonde più facilmente. Dopo il picco della seconda ondata c’era stata una discesa, ora siamo in fase di stallo, escludo che stia arrivando una terza ondata, ma evitiamo di dare giudizi affrettati. Al momento pare scongiurata l’ipotesi di tornare ai lockdown più duri, a patto di mantenere le note cautele nei comportamenti".

Gli studenti mettono il turbo alle infezioni?

"Non è dentro la scuola che si diffonde l’epidemia, casomai fuori. Nelle classi i ragazzi vengono responsabilizzati. Le lezioni in presenza, grazie al ruolo educativo degli insegnanti, inducono un martellamento positivo che si riflette nei comportamenti".

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Quanto incide questa variante inglese?

"Sul territorio nazionale interessava già il 17 per cento dei casi, secondo l’ultimo controllo del 10 febbraio. Come aumento della contagiosità e della letalità calcoliamo un +1,4 rispetto al ceppo tradizionale".

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Scende l’età media dei nuovi contagiati?

"Da dicembre in poi abbiamo visto con maggiore frequenza persone più giovani. Quando cambia l’età media delle persone che si presentano in ospedale ti accorgi subito. Non dico bambini, ma una fascia generazionale meno avanti negli anni. Si presentano al pronto soccorso con segni e sintomi di polmonite".

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Cosa altro possiamo fare per invertire questa tendenza?

"I giovani dovrebbero evitare di darsi pacche sulle spalle, di aggregarsi nei modi che vediamo nei video della movida. Occorre incoraggiare forme di socialità compatibili con le norme di sicurezza stabilite dalle disposizioni: mascherine, effettivo distanziamento, igiene e ricambio d’aria nei luoghi chiusi molto frequentati. Eppoi occorre porre l’accento sugli occhi, che vanno protetti, schermati. La superficie dei globi oculari è un’altra via di contagio, spesso ce ne dimentichiamo".

Cosa direbbe ai giovani, per convincerli a essere più attenti?

"Direi di cercare di rispettare le precauzioni, perché questo sacrificio permette alla società di continuare a restare aperta il più possibile, rende meno gravoso sostenere il peso della pandemia, riduce l’obbligo di fare le chiusure, di cambiare colori da un giorno all’altro creando problemi immensi".

Ce la faremo?

"La gente è stanca e questo sentimento rischia di diventare esplosivo, è un effetto molla, per cui dopo le dieci di sera non vedi nessuno, ma in certe ore del giorno per reazione si riversano tutti per strada. Se verremo aiutati dalla buona stagione, con vaccinazioni sempre più ampie, ne usciremo una volta per tutte".