Imprenditore sparito, resta il mistero. "Amava fare il bagno in alto mare"

Le ricerche continuano, dopo che la barca dell'uomo è stata trovata senza nessuno a bordo sulle coste livornesi

La barca trovata senza nessuno a bordo. Nel riquadro, l'imprenditore

La barca trovata senza nessuno a bordo. Nel riquadro, l'imprenditore

Vada (Livorno), 24 agosto 2018 - Dopo tre giorni di estenuanti ricerche in mare, ancora non ci sono tracce di Pietro Fogliani. L’imprenditore 55enne originario di Sassuolo (Modena) è scomparso nel nulla dopo essere salpato sabato da Porto Lotti (La Spezia) a bordo del Lulubelle, un Franchini di quindici metri arenatosi senza guida martedì di fronte a Vada (Livorno).

Qualche indizio su cosa possa essere accaduto inizia, però, ad emergere e a dipanare la nebbia che altrimenti avvolge questa vicenda. Ieri gli uomini della guardia costiera di Livorno hanno ascoltato Remigio Ferrari, imprenditore di Reggio Emilia e da vent’anni compagno nelle scorribande marine del disperso.

Ebbene, l’uomo avrebbe confermato come Fogliani avesse l’abitudine di fare il bagno a largo lasciandosi trasportare dal salvagente anulare legato con una cima alla barca. Operazione, questa, condotta a motore spento e il fiocco issato solo in parte, vale a dire con quella minima velatura che consente solo un leggero movimento.

Ma soprattutto le stesse condizioni in cui la Lulubelle è stata trovata martedì pomeriggio dai giovani del centro surf di Vada una volta saliti a bordo. La scaletta scesa verso il mare, come se l’uomo l’avesse predisposta per la risalita, le luci accese e l’assetto a bordo pronto alla notte, il motore spento, il fiocco issato in parte e, appunto, la ‘ciambella’ legata a una cima poi attorcigliatasi all’albero dell’elica.

Dunque, dietro il mistero di Fogliani – come peraltro ipotizzato in un primo momento – ci sarebbe una manovra azzardata, un atto di imperizia dovuto al grande amore per il mare dell’imprenditore emiliano.

L’uomo si è lasciato andare all’idea di un bagno nel blu e, forse, è stato tradito dalla grande fiducia nei suoi mezzi. D’altronde, è ormai appurato come l’uomo abbia lasciato il porto spezzino intorno all’ora di pranzo di sabato, dopo aver fatto provviste in una rosticceria e rifornimento di carburante alla stazione di servizio dello scalo ligure.

Ha preso il largo da solo – com’era solito fare – dirigendosi probabilmente prima verso la Palmaria e poi le Cinque Terre. Era questo l’itinerario prediletto dall’uomo, come ha confermato ieri Ferrari agli investigatori. Tuttavia, una conferma non c’è: il gps a bordo del Lulubelle è rimasto spento (anche se la polizia scientifica sta tentando comunque di recuperare tutte le informazioni disponibili) e pochissima attività è stata fatta con il cellulare. L’apparecchio è rimasto acceso almeno fino a domenica mattina, quando si è collegato a internet; forse in autonomia o magari per azione del Fogliani.

Di certo, però, lunedì intorno alle 10 il telefono era spento: a quell’ora, infatti, la fidanzata russa dell’uomo ha tentato di contattarlo, ma invano. Forse era convinta che fosse già tornato a Sassuolo visto che lunedì sarebbe dovuto tornare al lavoro. Il fatto che non rispondesse per più di un giorno non ha destato alcun sospetto: anche questa era un’abitudine consolidata dell’imprenditore. Che si trattasse di lavoro o di passione (il mare o le auto visto che è anche pilota di rally), l’uomo spariva per giorni senza dare traccia di sé. Nessuno ha dunque pensato di far scattare quei partiti poi martedì pomeriggio. Forse troppo tardi per tentare di aiutare un uomo probabilmente finito in balia delle onde travolto dalla sua passione per il mare.