Siena, 2 marzo 2024 – Gestivano da Siena l’immigrazione clandestina di connazionali pakistani, per poi aggiogarli sotto una morsa fatta di estorsione e violenza. Nove persone, anche loro di origine pakistana, sono state fermate dalla squadra mobile della questura di Siena nella mattinata del 29 febbraio dopo un’indagine iniziata nel marzo 2023. Il provvedimento di fermo è stato emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze, e per tutti e nove i reati contestati, a vario titolo, vanno dall’organizzazione per l’ingresso illegale di plurimi clandestini alla rapina, dalle lesioni a un tentativo di sequestro di persona a scopo di estorsione nei confronti di una delle vittime.
Il copione, per quanto l’immigrazione clandestina, è purtroppo già noto: chi voleva partire doveva pagare migliaia di euro ai vertici dell’associazione criminale, per poi rischiare la vita attraverso la ’rotta balcanica’. Viaggi terribili ed estenuanti, per i quali venivano richieste somme tra i 2mila e i 6mila euro ciascuno. I migranti partivano dal Pakistan, per passare poi da Iran, Turchia, Grecia, Bulgaria, Serbia, Bosnia, poi Croazia e Slovenia, fino ad attraversare la frontiera italiana di Gorizia, passare dalla stazione di Firenze e infine arrivare a Siena. A ogni tappa, secondo le indagini, la quota per proseguire aumentava, mentre l’anticipo per iniziare la traversata doveva essere fatto attraverso un money transfer di Atene, a tale Suno, a favore del gruppo criminale.
A capo dell’organizzazione, secondo gli inquirenti (coordinati dal procuratore aggiunto Luca Tescaroli, e dai pm Christine von Borries e Siro De Flammineis), erano un 24enne e un 27enne di origini pakistane, che oltre a organizzare il trasporto, una volta arrivati a Siena, fornivano – sempre in cambio di ulteriori somme di denaro – anche un appartamento dove alloggiare e informazioni tecniche su come presentare richiesta di asilo alla questura di Siena e ottenere il permesso di soggiorno.
Consigli e ’aiuti’ che venivano pagati a peso d’oro. E chi si rifiutava subiva aggressioni fisiche e verbali, minacce ed estorsioni. Una delle vittime che ha detto no all’ennesima ’tassa’ – di ben 30mila euro, oltre ai 3mila sborsati per arrivare illegalmente in Italia – è stata prima presa a schiaffi dai due ras dell’associazione criminale, aiutati da alcuni sodali – tra cui compare anche un ragazzo appena 21enne –, per poi essere strangolata con la felpa all’altezza del collo e perquisita. Non trovati i soldi, sono partite le minacce con coltello e tirapugni, fino a costringere l’uomo a spogliarsi e a consegnarli i risparmi che nascondeva nei calzini.
Anche per questo motivo, molti connazionali hanno provato a scappare, ma sono stati raggiunti alla stazione ferroviaria di Siena e di nuovo picchiati. Una delle vittime è stata ritrovata all’interno di un appartamento del centro di Siena, tenuta sotto sequestro da tre membri del clan pakistano che avevano l’ordine di non lasciarlo andare finché non avesse estinto un debito di duemila euro dovuto ai due boss dell’associazione per tutte le manovre che avevano messo in atto per farlo entrare illegalmente nel Paese.
Soprusi e violenze che hanno spinto alcune delle vittime a denunciare tutto. L’attività investigativa è stata quindi un mix tra un approccio vecchio stile e l’utilizzo della tecnologia. Gli inquirenti si sono avvalsi, infatti, di intercettazioni telefoniche e visive che, oltre a fornire ulteriori riscontri sui reati, ha consentito di documentare le modalità della presa in carico di numerosi altri clandestini pakistani nel territorio provinciale: dal confine italiano a Firenze, quindi fino a Siena. Utile è stata anche la rogatoria con la Serbia e il dialogo con le autorità giudiziaria greca. I provvedimenti di fermo sono in attesa di convalida, e sono tre i Gip chiamati a decidere, in quanto sono stati eseguiti a Firenze, Siena e Como.