Droga, soldi e il mistero delle quattro valigie. Adesso Taulant non si chiama più Pasho

Aveva cambiato il suo cognome per rendersi irreperibile. Ora è in carcere in Svizzera. Il fratello di Shpetim: «Ho cose nuove da dire»

I due coniugi albanesi Shpetim e Teuta Pasho uccisi e fatti a pezzi

I due coniugi albanesi Shpetim e Teuta Pasho uccisi e fatti a pezzi

Firenze, 20 dicembre 2020 - Taulant non si chiama più Pasho. Ha cambiato cognome per confondersi meglio lontano dalla giustizia italiana e per rompere con un passato ingombrante, anche se ancora non sappiamo quanto. Un’altra identità, per la solita vita al limite. Da narcotrafficante a custode, forse, della soluzione del mistero delle quattro valigie in cui, la settimana scorsa, sono stati trovati i suoi genitori dopo esser stati fatti barbaramente a pezzi.  Ma lui, quando dal campo degli orrori di Sollicciano sono affiorati i resti, qui non c’era. Ormai da un po’. Ufficialmente latitante, dopo esser sparito il giorno stesso in cui beneficiò degli arresti domiciliari nel corso dell’ultima custodia cautelare per sei chili di marijuana. Neanche i carabinieri sapevano che Taulant, classe 1987, pagine e pagine di precedenti nel suo casellario giudiziario, fosse detenuto in Svizzera per un furto. Tutti lo pensavano in Albania, dove non troppo tempo fa, sul suo profilo Facebook neanche troppo segreto, caricava video sfrontati di corse in moto d’acqua, in un mare che sembra quello della sua Valona.  Ma per camuffare un’identità pesante come la sua, serve un documento falso o, come accade sovente di là dall’Adriatico, anche soltanto un matrimonio. E così Taulant non è più Pasho. Ma Taulant Cela. Uno stratagemma che è servito, per qualche mese almeno, a farlo catalogare tra gli irreperibili.  Ma il nuovo cognome non cambia le impronte digitali. E quelle hanno detto la verità, quando sono state interrogate dal sistema: i polpastrelli intrisi d’inchiostro immagazzinati dall’ufficio matricola del carcere di Baden, cantone svizzero di Argovia, il giorno d’ottobre in cui Taulant ha fatto il suo ingresso nell’ennesimo penitenziario, erano le stesse, straconosciute, dalla giustizia italiana. Pare che la carcerazione elvetica di Taulant, dentro per ordine del sostituto procuratore, scadrà l’anno nuovo. Ma la libertà, per lui, è ancora lontana. La giustizia italiana gli recapiterà il residuo del cumulo di pene da scontare - quasi quattro anni - ma soprattutto il pm Ornella Galeotti potrebbe aver necessità di sentire anche la sua, di versione, sulla scomparsa dei suoi genitori, Shpetim e Teuta Pasho.  La denuncia, presentata dalla sorella minore di Taulant, Vittoria, colloca la scomparsa di mamma e papà nello stesso giorno in cui lo spacciatore uscì dal carcere di Sollicciano: il 2 novembre del 2015. Secondo le testimonianze, che su altri punti sono molto contraddittorie, i genitori erano introvabili quando ancora lui era dentro. Ma la grossa somma in contanti (oltre 40mila euro) che il padre Shpetim custodiva, forse proprio per Taulant, sembra l’elemento chiave dell’enigma. Assieme al monolocale che la coppia avrebbe avuto nella zona di via Baracca. Anche qui, le versioni non combaciano, anzi tavolta si scontrano. Cinque anni fa e oggi. Il fratello di Shpetim, Dritan, ha chiesto di essere sentito di nuovo. «Pensa di avere nuove cose utili da dire», anticipa il suo legale, Elisa Baldocci.