I furbetti delle case popolari: pusher o con villa al mare

Il Comune ne stana 10 ogni anno. Tra processi , denunce e sfratti: ecco come l’Ufficio Casa lavora per tutelare i diritti dei (veri) bisognosi

Case popolari (foto di repertorio)

Case popolari (foto di repertorio)

Lucca, 17 novembre 2019 - L’ultimo braccio di ferro è durato più di 2 anni. Da un lato una famiglia di origine albanese a cui era stato assegnato un alloggio popolare nel ‘serpentone’ di S. Anna. Dove ha abitato pur avendo già due case in Italia e altre proprietà in Albania. Dall’altro, il Comune di Lucca che dopo una delicata attività di intelligence, ha scoperto il bluff. Cercando di recuperare l’alloggio per consegnarlo a una delle quasi 300 persone in attesa. Un missione mica facile: dopo il primo sfratto con la forza pubblica, il capofamiglia è tornato, occupando abusivamente l’alloggio. Dove, intanto, era fiorito un giro di spaccio.

A vincere, alla fine, grazie a una sentenza del tribunale, è stato Palazzo Orsetti. Ma è solo uno degli almeno 10 casi l’anno di furbetti con i quali i tecnici dell’Ufficio Casa del Comune, devono fare i conti. Spulciando requisiti, redditi, anagrafe e conti per verificare che i 950 inquilini delle oltre 1000 case popolari lucchesi, fetta che rappresenta il 23% di quelle della Lucchesia, abbiano i requisiti per abitare lì. E non stia calpestando i diritti di chi, invece, stringe i denti i denti in attesa del mazzo di chiavi.  Tolti i morosi, solo il 10% del totale, nel bestiario dei furbetti che provano a fregare Comune e aventi diritto, c’è di tutto. Anche chi rovina la vita degli onesti. Come il caso scovato a San Vito, due anni fa. Qui un assegnatario 50enne, stavolta italianissimo, oltre a fare uso di stupefacenti, era diventato il ras del palazzo. Si faceva obbedire dagli altri assegnatari con sputi, urla, minacce al veleno. Dopo l’ennesimo avvertimento, sono scattate denuncia e risoluzione del contratto. Il mantra dell’Ufficio Casa: chi sgarra, perde i requisiti.

Tra loro pure una lucchese che aveva superato la soglia di reddito per restare nell’alloggio. In poche parole: troppo ricca per occupare una casa dove l’affitto calmierato sfiora i 30 euro al mese. La signora aveva chiesto però una sanatoria: il permesso di continuare a star lì. La risposta del Comune? No. Di fronte al niet, la donna poco dopo si è comprata una casa da oltre 200mila euro. Segno che contanti, stipendi, fondi da esibire in banca come garanzia, c’erano. Tanto che il caso è arrivato dritto sulla scrivania della Guardia di Finanza.  

C’è anche chi, fra il 60% di assegnatari lucchesi il 40% di stranieri candidamente prova a fingere di averli, i requisiti. È il caso di una lucchese che aveva fatto richiesta 2 anni fa. Ma con un reddito troppo elevato. Lì sono scattate le verifiche, finché l’ufficio Casa non ha scoperto che aveva già un villino all’Isola d’Elba. La risposta li ha lasciati di sasso: «Quella? È per passarci le vacanze: io la voglio a Lucca». Il guardie e ladri, grazie alle indagini della Municipale e l’incrocio di banche dati dell’Agenzia delle Entrate con quelle comunali, è perpetuo. Vale tutto, pure i social. Come quelli dove un’inquilina aveva messo la foto della villetta ereditata. Continuando a occupare un alloggio popolare. Occhi puntati pure sul tenore di vita e le auto. La legge parla chiaro: chi compra un’auto oltre i 110 cavalli perde il diritto alla casa. E i risultati ci sono: dal 2014 a oggi gli alloggi recuperati a inquilini che non ne avevano diritto sono stati più di 15. Ossigeno per i bisognosi (veri). Che si aggiungono agli altri 60 alloggi, ora sotto i ferri per essere messi a norma. La buona notizia, per chi è in attesa c’è: il prossimo bando consentirà di assegnare almeno altri 70 alloggi ad altrettanti inquilini. Ma i furbetti, ora, sono avvisati.  

Claudio Capanni © RIPRODUZIONE RISERVATA