Firenze si prepara a ricordare Lorenzo. Il 31 marzo la manifestazione della comunità curda

Il fiorentino ucciso in Siria dall'Isis in sarà ricordato il 22 marzo in Palazzo Vecchio

I genitori di Lorenzo Orsetti  (foto NewPressPhoto)

I genitori di Lorenzo Orsetti (foto NewPressPhoto)

Firenze, 20 marzo 2019 - Da Firenze alla Siria, dove gli è stato fatale un attentato dell’Isis e dove è morto combattendo per la causa curda. E proprio la comunità curda, attraverso Erdal Karabey, ha incontrato e abbracciato i familiari di Lorenzo, i genitori Alessandro e Annalisa Orsetti e lo zio Luca Rasoti, a Palazzo Vecchio, alla presenza del capogruppo di Firenze Riparte a Sinistra Tommaso Grassi e della consigliera Donella Verdi. Erdal Karabey ha annunciato che il 31 marzo a Firenze ci sarà una manifestazione, a carattere nazionale, in ricordo di Lorenzo.

  “Le notizie che ci sono appena giunte dalla Farnesina ci hanno confermato che il corpo di Lorenzo si trova in un ospedale nel Kurdistan iracheno” ha annunciato lo zio di Lorenzo, Luca Rasoti.

  “La sua volontà era quella di essere sepolto nel cimitero dei martiri curdi - spiega tra le lacrime papà Alessandro – ma ha lasciato a noi la scelta. È una scelta che non auguro mai a nessun genitore di dover prendere. Riportarlo in Italia significa poter piangere sulla sua tomba, andarlo a trovare, potergli portare almeno un fiore. Non abbiamo ancora preso una decisione. Ringraziamo i miliziani curdi che hanno recuperato il corpo di nostro figlio con un’azione militare”.

   In un contrattacco delle truppe dello stato islamico, Lorenzo Orsetti detto ‘Orso’, ha perso la vita insieme ad altri quattro miliziani curdo siriani. È un eroe dei nostri giorni Lorenzo Orsetti, 33enne fiorentino del quartiere di Rifredi, che dopo gli studi al liceo linguistico Pascoli ha iniziato a lavorare nella ristorazione, come cuoco e sommelier. Fino a un anno e mezzo fa, quando decise di arruolarsi. La causa curda rispecchiava i suoi ideali, si batteva infatti per costruire una società più giusta, più equa, più democratica.

  “Vorremmo che nostro figlio non sia morto invano – spiegano papà Alessandro e mamma Annalisa -. Che venga riconosciuto come la parte viva e buona della comunità fiorentina. Il sindaco Dario Nardella ci ha chiamato più volte, ci ha espresso tutta la sua sentita vicinanza come padre e a nome di tutta la città. Quello che speriamo è che non si spenga l’attenzione, che a Firenze resti qualcosa di tangibile”.

  “Lorenzo era consapevole dei rischi che correva – ha sottolineato papà Alessandro – e quando gli chiedevamo di tornare lui ci rispondeva che in Siria c’era ancora bisogno di lui. Gli avevamo regalato un giubbotto antiproiettili, che gli salvò la vita quando fu colpito da un blocco di cemento. Ci ringraziò e ci ripeteva sempre di non preoccuparci. In quell’agguato fatale il gruppo è stato accerchiato e sono stati tutti uccisi. Spero che la sua morte possa poter dire qualcosa per la causa dei curdi. Ora che non c’è più, vorremmo impegnarci per fare anche noi qualcosa, magari raccogliendo fondi per la costruzione di un ospedale o di una scuola”.

  “C’è un clima che sinceramente non condivido molto – aggiunge papà Alessandro -. Da un lato si sbandiera la lotta contro l’Isis, poi quando questi ragazzi tornano vanno a processo, sono messi sotto indagine per la loro avventura a fianco dei Curdi. Vorrei fossimo solidali con questi ragazzi”. Lorenzo Orsetti, “Orso”per gli amici, sui social raccontava le crudeltà della guerra e le sofferenze dei civili, soprattutto delle donne e dei bambini.

  Sapeva che sarebbe potuto morire e a un amico lasciò una lettera d’addio che ha commosso tutti: “Non ho rimpianti – scrive Lorenzo – sono morto facendo quello che ritenevo più giusto, difendendo i più deboli e rimanendo fedele ai miei ideali di giustizia , eguaglianza e libertà. E sono quasi certo che me ne sono andato con il sorriso sulle labbra”.