Dal buio, gli occhioni di Nicola

Quel lamento in fondo alla scarpata, e dall’angoscia nasce una favola

Palazzuolo

Palazzuolo

Palazzuolo sul Senio, 24 giugno 2021 -  «Sono rimasto da solo e ho sentito una voce in fondo ad un burrone. Ho pensato fosse suggestione ma mi sono messo a urlare ‘Nicola, Nicola’. La risposta è stata ‘mamma, mamma’". Alle 9.20 del mattino, una delle storie più atroci da raccontare - la scomparsa di un bambino di 21 mesi -, diventa la più dolce delle favole. A buttare giù il lieto fine è un cronista, il giornalista della Rai, Giuseppe Di Tommaso, inviato da ’La vita in diretta’ a raccontare il dramma che si sta consumando a Campanara, sulla montagna di Palazzuolo sul Senio. E’ Di Tommaso che ode qualcosa in fondo a una scarpata che costeggia una mullatiera, vicino al punto dove si era fermato a riprendere fiato. Gli sembra un lamento. Il pensiero va al piccolino, ovviamente. Passano i carabinieri. Li ferma. Il comandante della stazione di Scarperia, Danilo Ciccarelli, ipotizza un animale, ma scende giù. E’ davvero Nicola. Le tenebre si diradano. Gli incubi scompaiono. Il sole splende come non mai sulla vallata. Trenta ore dopo la sua scomparsa, il bambino è vivo ed ha appena qualche graffio, come certificheranno i successivi bollettini medici diramati dal Meyer. Tra l’entusiasmo generale, arrivano mamma e papà. Un abbraccio, i baci, i sorrisi. Nicola non piange, non l’hanno mai visto piangere. Anzi. I suoi occhioni sono più vispi che mai nonostante due notti fuori di casa, fame, sete, chilometri. Con un’ambulanza, viene trasportato dalla località del ritrovamento, vicino a Quadalto, in cui è arrivato seguendo non si sa quali sentieri, al campo sportivo del paese. Da lì, dopo un primo check medico che dà subito ottime indicazioni, in elicottero al pediatrico fiorentino, accompagnato dalla mamma Giuseppina. Tutto è bene quel che finisce bene, ma la fiaba di Campanara ha ancora qualche contorno da chiarire. Anche se, se si vuol interpretare e comprendere, è necessario calarsi nella realtà rurale e anarchica in cui vive la famiglia Tanturli. Anzi, la tempra che ha salvato la vita di Nicola è probabilmente figlia dell’educazione ruvida e spartana. La procura ha aperto un fascicolo (non ci sono indagati o ipotesi di reato), a riscontro del racconto fatto dai genitori, apicoltori, Leonardo, 40 anni, e Giuseppina, 37. Hanno messo a letto il bimbo subito dopo cena, hanno detto. Loro sono usciti di casa per governare gli animali e lui si sarebbe destato. I sandali ai piedi? La porta da aprire? I primi li avrebbe indossati anche mentre dormiva, e comunque secondo i genitori sarebbe stato capacissimo di infilarseli e chiuderseli con gli ’strap’; alla maniglia dell’ingresso, che non era chiuso a chiave, ci sarebbe arrivato allugandosi. I cani della famiglia - due: Brina e Morgana - non hanno abbaiato, anche perché Nicola non è certo uno sconosciuto, per loro. E nel buio il piccino si sarebbe incamminato, non in direzione dei genitori. E così è stato inghiottito dalle tenebre. Per 30 lunghissime ore. Forse ha infilato un sentiero in salita, andando verosimilmente a trovare le capre, 100 metri poco sopra, animali dei genitori che lui stesso osserva accudire. Poi non si sa che ha fatto. Forse ha girato, forse ha fatto ancora più strada di quella lineare per raggiungere il punto in cui è stato trovato, depistando involontariamente le squadre che lo hanno cercato un giorno e una notte. Le primissime ricerche le hanno fatte i genitori, con i vicini e gli amici del villaggio ’freak’ nato tra gli alpeggi abbandonati: avevano sentito un pianto del bambino nel bosco e pensavano di raggiungerlo. Non lo hanno trovato, l’avviso alle autorità è giunto nove ore dopo, il 22 giugno mattina. Prima del lieto fine, sembravano stranezze. Ora, gesti naturali per questi ’squatter rurali’. Anche i carabinieri, non pensano che ci sia altro, oltre la troppa confidenza di due genitori con la natura, che comunque ha ripagato la fiducia custodendo il loro cucciolo.