Famiglia bloccata nell’inferno dell’India: "Non ci lasciano ripartire, l’Italia ci aiuti"

L’odissea di Simonetta, Enzo e della piccola Mariam, appena adottata. Il racconto-choc: "Qui fuori c’è l’odore della morte"

Firenze, 30 aprile 2021 - Dalla grande gioia di aver finalmente adottato una bambina all’incubo di ritrovarsi in barella nel corridoio di un ospedale pubblico di New Delhi, accanto ai cadaveri dei morti di Covid. Simonetta Filippini, 45 anni, positiva al Covid ieri mattina è stata portata all’Holy Family Hospital di New Delhi per un check up, con una scheda telefonica indiana, non facile da raggiungere e soprattutto sola. La Filippini, 45 anni e il marito Enzo Galli, 42 anni abitano a Campi Bisenzio, sono partiti quindici giorni fa con l’associazione International Adoption di Firenze per una adozione internazionale insieme ad altri 70 italiani. L’iter di adozione, istruito presso il tribunale indiano, si è svolto in tempi tutto sommato celeri e Simonetta ed Enzo hanno potuto abbracciare la loro figlia Mariam Gemma, di 2 anni e fare le valigie. Niente imbarco però sull’aereo: "Mercoledì mattina – racconta Enzo che è in hotel con la bambina - Simonetta è risultata positiva al Covid mentre io e Mariam eravamo negativi. A quel punto la situazione è precipitata". Simonetta prima del ricovero era raggiungibile al cellulare: "Dalle finestre dell’hotel vediamo che bruciano i cadaveri dei morti di Covid in strada. E’ impressionante e siamo preoccupati. Siamo stati tutti separati, con noi ci sono coppie di varie zone d’Italia e hanno anche bambini bisognosi di cure in Italia. Abbiamo il permit exit dello stato indiano per uscire ma non ci fanno partire: restare qui in attesa di un tampone negativo significa farci morire. Fuori c’è l’odore della morte ed è indescrivibile". Nella polizza assicurativa di questi viaggi è compreso il rischio di un ritorno in situazione di emergenza e l’associazione si è messa in contatto con la Farnesina per chiedere un volo di Stato o umanitario di tipo "contingentato" cioè un aereo per prelevare tutti gli italiani bloccati, farli rientrare in Italia e poi distribuirli in sicurezza in presidi ospedalieri.

L’ambasciata italiana in India si è attivata individuando l’ipotesi del volo Air France New Delhi-Parigi ma le autorità indiane non si decidono a far imbarcare persone straniere positive. "Sono riuscito a parlare con Simonetta al cellulare – prosegue Enzo – non le hanno fatto nessun tampone, è stata trasferita in una camera con altri malati e non ha nessun tipo di assistenza. Non c’è nessuno in quelle stanze, né qualcuno dell’associazione né dell’agenzia di viaggi in grado di spiegare la situazione. Stiamo vivendo un’esperienza da fantascienza ed è quella che raccontano i media. Mi sono ritrovato da solo in albergo con mia figlia, distaccata all’improvviso dalla mamma e posso collegarmi solo al wifi dell’hotel. Il nostro traduttore non c’è e si giustifica per il Covid e non può uscire". Ieri, alle 17, Simonetta è stata trasferita in un hotel Covid ed è tornata raggiungibile al telefono: "Ero in una stanza di due metri per due metri con sette persone e alcune sono morte davanti ai miei occhi. La nostra polizza prevede la possibilità del volo contingentato e l’Ambasciata e il Governo devono aiutarci".