L’incidente, poi la vita in carrozzina. "Il sogno si avvera: sono poliziotto"

Livorno, Fabrizio Torsi è paraplegico da quando aveva 20 anni: "Tre giorni dopo lo schianto mi sarei dovuto arruolare". Ha ricevuto il riconoscimento ad honorem. "Ho sempre lottato per la legalità e per aiutare le persone"

Fabrizio Torsi durante la premiazione

Fabrizio Torsi durante la premiazione

Livorno, 1 ottobre 2022 - Ha ricevuto direttamente dalle mani del capo della polizia Lamberto Giannini quella pergamena che vale una vita. Fabrizio Torsi, da ieri, è poliziotto ad honorem. Un riconoscimento che viene dato in casi eccezionali, e Fabrizio è un caso eccezionale. "A dicembre - ci racconta - sono stato chiamato dal questore di Livorno Roberto Massucci perché aveva scelto me per andare nelle scuole a fare prevenzione: sono sempre andato a spiegare ai ragazzi come si deve indossare il casco".

Fabrizio ebbe un incidente il 17 agosto 1984. Stava rientrando in Vespa da Rimini con un amico, gli caddero gli occhiali, la Vespa perse aderenza e finì sotto un camion. Il suo caro amico Stefano morì, Fabrizio da allora è in carrozzina.

Stefano sarebbe voluto diventare un deejay, Fabrizio un poliziotto. "Tre giorni dopo l’incidente sarei dovuto andare a Roma per iniziare la carriera nella polizia di Stato". Il questore Massucci ha sposato questa storia, lui che ha fatto dello slogan #sceglilastradagiusta una vera e propria missione per la legalità. "Sono rimasto molto colpito - dice il questore - e commosso quando Fabrizio mi ha detto: “nel ricevere questo riconoscimento è come essermi alzato dalla carrozzina“. Lui è riuscito a trasformare quella carrozzina in impegno e risultato". Sono passati quasi quarant’anni da quel giorno: "È cambiato tutto. Pochi secondi hanno portano via la valigia della vita con gli stivaletti e i Levis 501. Avevo venti anni e volevo una pistola per farla finita. Poi, un anno dopo, improvvisamente mentre passavo davanti alla vetrina di un negozio, mi sono guardato in carrozzina e ho deciso di vivere, ma come dico io. Ho iniziato a fare le battaglie contro le barriere architettoniche, per avere carrozzine leggere e forniture sanitarie decenti. Non sapevo che si poteva vivere stando seduti, certo non volevo vivere da handicappato. Ho iniziato ad andare nelle scuole perché volevo essere un modello per i giovani". "Per me la priorita è sempre stata la legalità, aiutare le persone - continua Fabrizio -. La mia bandiera è lo Stato. Sarei stato un poliziotto con i capelli lunghi, il Serpico della situazione".

Fabrizio è diventato tecnico di laboratorio e lavora alla farmacia dell’ospedale di Livorno dopo essere stato per molti anni al centro trasfusionale di Viareggio. Ha una moglie veterinaria con la quale è sposato da 25 anni e una figlia di 22. Una vita piena.