Ottiene l’eredità a 86 anni grazie alla prova del Dna sulla salma del padre riesumata

L'anziana donna vive a La Spezia. Del caso si è occupato il tribunale di Pistoia

Tribunale (foto d'archivio)

Tribunale (foto d'archivio)

La Spezia, 7 febbraio 2022 - Ha ereditato un tesoretto (fatto di quattro appartamenti, due terreni e liquidità) alla bella età di 86 anni. Sul viale del tramonto si è accesa la luce della giustizia che le ha attribuito quanto le spettava e, ancor prima, ha cicatrizzato una ferita che l’ha accompagnata per tutta la vita: essere considerata una figlia del peccato, frutto di una relazione impossibile e, per questo, da occultare all’anagrafe. C’è voluto un test del Dna, sulla salma riesumata del padre, per farle maturare i diritti negati, ora riconosciuti per effetto della sentenza che ha spossessato la figlia della cugina a cui erano giunti i beni, per effetto di un testamento olografo de cuius.

Lei abita alla Spezia. Nel lungo percorso giudiziario l’ha assistita l’avvocato Gianfranco Borrini che fa scudo alle generalità della donna: la storia è troppo intima, la tutela della privacy si impone. La vicenda matura da una cultura d’altri tempi, quella che nel 1937 indusse un signorotto della campagna pistoiese a non riconoscere la figlia perché frutto della relazione con la domestica. Una storia più di sesso che di amore, che l’uomo volle tenere segreta, per questioni di rango, pur adoperandosi per il mantenimento della figlia naturale, cresciuta però senza avere contezza che il "padrone" era suo padre. Nessun matrimonio, allora e anche dopo. Nessun altro figlio, dopo di lei.

All’anagrafe la neonata venne registrata col cognome della mamma. Quando questa un bel giorno le rivelò la circostanza dell’amore clandestino, lei era già grande. E non si oppose al volere del genitore, col quale continuò a mantenere rapporti, anche dopo essersi sposata, alla Spezia: era solita fare le vacanze estive nel palazzo dove risiedeva il padre. 

Lui spirò nel 1977. Cinque anni fa la decisione della figlia naturale di chiedere allo Stato quel riconoscimento che le era stato negato. E’ stato necessario riesumare la salma del padre, prelevare i reperti biologi per estrarre i Dna e sottoporre il risultato al confronto col Dna della ricorrente. Ora il recupero dell’eredità, passato per la causa davanti al Tribunale di Pistoia.