Effetto Coronavirus, il Paese va in analisi. Un italiano su 5 prende psicofarmaci

Il rapporto Eurispes: "Il rischio che vengano prescritti medicinali in modo inappropriato è evidente"

Woody Allen ha reso cinematografiche le sedute dallo psicanalista

Woody Allen ha reso cinematografiche le sedute dallo psicanalista

Andrà tutto bene (forse), ma con l’aiuto di ansiolitici, antidepressivi, antipsicotici o stabilizzatori dell’umore. Da quando è scoppiata la pandemia, un italiano su cinque ne fa uso. Lo svela il campione statistico del 33° rapporto Eurispes, che indaga emotività e psicopatologie degli italiani al tempo fragile del Covid, un’intricata tela di "ansie, timori e aumento generalizzato dei disturbi psichici". Ormai la presenza di sintomi depressivi riguarda il "20% della popolazione", un’incidenza "doppia" rispetto all’Italia di prima. Non stupisce quindi che Iqvia (provider globale di informazioni sanitarie) segnali complessivamente, tra gennaio e settembre 2020, un aumento del 2,5% nel consumo di farmaci antidepressivi e del 24% dei farmaci per insonnia e ansia rispetto allo stesso periodo del 2019.

Vaccini: dopo quanto la prima dose protegge da sintomi gravi

Indice Rt: i nuovi dati regione per regione

Colori regioni: ecco chi cambia oggi

Quelle emozioni finite in lockdown. Una generazione di ragazzi smarriti

Le risposte degli intervistati illuminano il problema. Ansiolitici e tranquillanti sono i prodotti più diffusi. Nell’ultimo anno il 72,9% degli acquirenti li utilizza così: sempre nell’8,5% dei casi, spesso nel 19,4%, qualche volta nel 45%; il 27,1% li tiene invece in casa per sicurezza. Seguono gli antidepressivi: se il 54% del sotto-campione li compra ma poi non li assume, il 5,6% li usa sempre, il 12,3% spesso, il 28,1% qualche volta. Il consumo risulta più diffuso tra le persone mature (22,5% dai 65 anni in su), meno tra i giovanissimi (10,1% dai 18 ai 24 anni), e più tra le donne che tra gli uomini. Spie multiple di un malessere diffuso, pronto ad assumere forme anche gravi nel solco di patologie conclamate. Tutte le ricerche a tema confermano del resto l’esplosione congiunta di disagio psicologico e consumo di psicofarmaci. Il fatturato di settore, oggi stimato attorno al miliardo di euro, è decuplicato in vent’anni, nonostante il Sistema sanitario nazionale sia avaro di investimenti nell’assistenza psicologica.

I frutti marci di un anno di reclusione - di Michele Brambilla

Covid, il bollettino con i dati del 14 maggio

Se l’Oms stima in 3 milioni il numero degli italiani depressi e in almeno un milione quello degli italiani colpiti da "depressione maggiore", l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) segnala – proprio da marzo 2020 – un chiaro scatto del consumo di antipsicotici in parallelo al più tendenziale aumento nell’acquisto di ansiolitici. L’ultimo rapporto annuale Osmed (Osservatorio medicinali) dettaglia in quasi 49 milioni le confezioni di psicofarmaci acquistate nel 2020 in Italia (36,5 milioni di antidepressivi e oltre 12 milioni di antipsicotici). Poco più del 10% di questa gigantesca spesa è distribuita direttamente tramite ospedali o servizi di salute mentale. Tutto il resto è acquistato in farmacia, nella maggior parte dei casi su ricetta medica. Ciò nonostante, Eurispes denuncia rischi di "inappropriatezza prescrittiva".

Vaccini Italia, primo studio sull'efficacia: promosse AstraZeneca, Pfizer e Moderna

Eppure, dallo scoppio della pandemia, gli italiani chiedono più frequentemente aiuto a chi ha le competenze. I ricercatori svelano che, da quando il Coronavirus condiziona le nostre vite, più di un italiano su quattro (il 27,2%) bussa alle porte dello psicologo (gli iscritti all’Ordine professionale sono 110mila), più di uno su 20 (il 5,6%) varca lo studio dello psichiatra spesso aderendo a cure farmacologiche di supporto. Meno successo sembra riscuotere l’ipnosi terapeutica, praticata solo dal 3,5% del campione, ma egualmente rivelatrice di quanto gli italiani si stiano impegnando.

L’Ipsico (Istituto italiano di psicologia, psichiatria e psicoterapia cognitiva) mette in guardia sugli esiti di breve e di lungo periodo della pandemia: sia relativamente alla parte di "popolazione più vulnerabile", che già prima del virus presentava "quadri più o meno importanti di depressione, fobie, ansia generalizzata, disturbi ossessivo-compulsivi"; sia, trasversalmente, in tutti gli italiani posseduti dal "pensiero catastrofico", "quella vocina che ci sussurra" tutte le negatività possibili alle porte della nostra esistenza. Secondo Eurispes, solo un italiano su 10 ipotizza infatti un miglioramento delle proprie condizioni, mentre per più della metà del campione l’economia peggiorerà, e ragionevolmente andrà tutto male, pillola più pillola meno.