"Seicento euro di gasolio al giorno. La nostra pesca rischia di morire"

Livorno, amara prospettiva all’ormeggio: "Prima la pandemia, ora il caro-carburante. Sarà dura proseguire"

Roberto Curcio, comandante del peschereccio "Pasquale Mare" a Livorno (Foto Novi)

Roberto Curcio, comandante del peschereccio "Pasquale Mare" a Livorno (Foto Novi)

Livorno, 12 marzo 2022 - Non è solo un mestiere, fare il pescatore è anche una tradizione. Specialmente in una città come Livorno, dove i pescherecci sono parte integrante del lungomare e dove tante famiglie vivono con questa attività. E’ un lavoro durissimo, fatto di uscite in barca con qualsiasi tempo, lottando contro il libeccio, il freddo e il caldo afoso. La fatica si vede sul viso di questi uomini che hanno la pelle indurita. Non si fermano mai. Ma ora rischiano di farlo a causa del caro carburante.

Roberto Curcio, comandante del peschereccio “Pasquale Mauro“ ormeggiato alla Darsena Vecchia, non ha dubbi sul suo presente e sul suo futuro: "Il mare è la mia vita. Non immagino un’esistenza diversa per me e il mio socio. Siamo in due sul “Pasquale Mauro“. È la fonte del nostro reddito. Per ora siamo solo noi due a bordo perché con questi chiari di luna non possiamo permetterci di assumere personale. Facciamo tutto noi e lavorare così è molto difficile".

C’è grande amarezza nelle parole di Roberto e anche rabbia perché ormai sono mesi che anche loro sono messi a dura prova. "Prima la pandemia – continua – ora l’aumento esponenziale del costo del carburante. Tutto questo ci sta mettendo di nuovo a dura prova". Il comandante di questa unità da pesca della Società Cooperativa di Pescatori Fao conferma di avere "aderito alla prima iniziativa di protesta contro il caro gasolio dell’8 marzo. Anche noi non siamo usciti per la pesca. Ora però ci siamo messi d’accordo per provare a riprendere l’attività. Certo, le prospettive non sono le migliori, specie per noi che lavoriamo con i pescherecci più grandi. La situazione è davvero molto critica".

E snocciola i numeri: "Basti pensare che per una uscita giornaliera consumiamo tra 300 e 400 litri di gasolio – spiega – ma adesso spendiamo tra 500 e 600 euro al giorno per il carburante. Prima dei rincari la spesa era della metà".

Il comandante Curcio non può restare ancora in porto alla Darsena Vecchia a guardare l’orizzonte, deve tornare in mare a calare le reti: "Bisogna stringere i denti e provare ad andare avanti. Lunedì punteremo di nuovo verso il largo. Certo non accadrà a breve alcun miracolo che farà diminuire il costo del gasolio". Facendo due conti lentamente e inesorabilmente il costo del gasolio dal luglio 2021 è rincarato del 70%. Davanti a questa escalation dei prezzi, i pescatori sono con le spalle al muro.

"Cosa dobbiamo fare per tirarci fuori le gambe? - si domanda il comandante Curcio - Aumentare del doppio il costo del pescato per i nostri clienti? Per fare poi cosa? Ritrovarci il pescato invenduto? Così, o lo diamo in pasto ai gatti o lo svendiamo. Facendo in questo modo i costi del nostro lavoro ridurrebbero a zero i nostri già magri guadagni. Andremmo in perdita ogni giorno di più, fino a restare strangolati. Tanto varrebbe a quel punto affondare i pescherecci".

Ma il peschereccio è la seconda casa per i pescatori. Forse di più. Una ragione di vita che va ben oltre l’esigenza della sussistenza. "È come un’amante per la quale val bene alzarsi prima dell’alba, quando il sole è ancora nascosto dietro l’orizzonte – conclude il comandante Curcio – per avviare i motori e scivolare fuori dal porto, quando tutti ancora dormono, per prendere il largo in quel mare che è parte di noi. Perché nelle nostre vene, con il sangue, scorre anche l’acqua di mare".