Covid, gli anestesisti: "Servono restrizioni o le rianimazioni reggeranno poche settimane"

L'allarme dell'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac)

Una terapia intensiva

Una terapia intensiva

Roma, 18 novembre 2021 - Un mese e mezzo. È questo, nella peggiore delle ipotesi, il periodo di tenuta stimato delle terapie intensive nelle Regioni italiane se, a fronte dell'aumento dei contagi e della curva epidemica anche nel nostro Paese, non si attuerà una stretta sul rispetto stringente del green pass e non si incentiveranno al massimo le terze dosi vaccinali contro il Covid-19.

La previsione arriva dal presidente dell'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac) Alessandro Vergallo, che avverte come situazioni di allarme si registrino al momento in Friuli Venezia Giulia e nelle Provincia autonoma di Bolzano, mentre il Veneto è da monitorare data la crescita più veloce dei casi.

«Attualmente - spiega Vergallo all'Ansa - c'è una situazione allarmante per l'occupazione delle terapie intensive in FVG, che è oltre la soglia del 10%, e la Provincia autonoma di Bolzano, ciò anche per i maggiori scambi con le zone di confine più colpite come la Slovenia e la concentrazione di proteste no vax. La situazione è inoltre preoccupante in Veneto».

In generale, avverte, «se non verrà applicata in modo stringente la norma sul green pass e non si incentiveranno le terze dosi, potremmo raggiungere una situazione drammatica nel giro di un mese e mezzo circa in tutto il Paese». Fondamentale è dunque innanzitutto, secondo il presidente dei rianimatori, «ridurre la durata del green pass a 6 mesi, dato il calo di efficacia del vaccino dopo tale periodo. Questo appunto per prevenire una aumentata circolazione del virus».

Insomma, non siamo ancora in una situazione di allerta generale nelle rianimazioni, ma «bisogna guardare i dati in prospettiva ed agire di conseguenza: ci sono circa 3 settimane tra il contagio e la possibilità che si renda necessario un ricovero in intensiva ed i numeri sono preoccupanti».