Il Covid nella nostra Storia. L’esperto dell’Asl: 'Errori da non ripetere'

Ieri la Giornata per le vittime: 9301 morti in Toscana, 5171 in Liguria, 1772 in Umbria Berti: 'Sbagliato considerare la sanità un costo e la prevenzione un lusso'

Il 18 marzo la Giornata dedicata alle vittime della pandemia

Il 18 marzo la Giornata dedicata alle vittime della pandemia

Firenze, 19 marzo 2022 - Come alla guerra. Il Covid in Italia si è preso la vita di 157.607 persone. Non solo civili, anche combattenti in trincea. Come alla guerra, i numeri servono a quantificare l’orrore della carneficina. Poi tocca alle parole raccontare le storie dietro alla lunga scia di croci, dentro il dolore dei lutti. Marco, Rosina, Ferdinando, Gaetano, Alessandro, Paolo, Enzo. Non un elenco di nomi, ma vite e passioni e amori spezzati dal virus e spazzati dal mondo.

Sono 9.301 in Toscana, 5.171 in Liguria, 1.772 in Umbria. Fino a oggi. Una riflessione in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia da coronavirus (celebrata ieri). Con la speranza che la memoria collettiva aiuti a evitare che gli errori – anche gravi – compiuti nel corso della pandemia possano ripetersi. Come alla guerra, anche se sembra che non si riesca a imparare mai.

Alla cerimonia in Palazzo Vecchio, il sindaco di Firenze Dario Nardella, nel commemorare le vittime, ha parlato del segno indelebile lasciato dalla pandemia, "ma questa giornata porta con sé una consapevolezza maggiore: a due anni di distanza siamo più forti e coesi e abbiamo anche più speranza grazie ai vaccini e alle cure".

I nomi delle vittime (2.938 nella provincia fiorentina di cui oltre mille in città) cullati dal vento insieme alle foglie di ulivo delle piante che hanno adornato l’arengario di Palazzo Vecchio. Dove in un convegno la sanità ha tracciato una linea tra passato e futuro. "Commemorare significa anche condividere uno sforzo di riflessione collettiva: collegare le emozioni alla ragione per tradurle in stimoli dentro a un percorso opportuno", dice Renzo Berti, direttore del dipartimento di Prevenzione dell’Asl Toscana Centro. "Dovendo ragionare in termini collettivi occorre soffermarsi in termini critici sul percorso che abbiamo vissuto, a partire dagli errori compiuti".

La sanità allo specchio fa un esame di coscienza. Ci sono stati errori inevitabili, dipesi dalla non conoscenza di un virus nuovo che ha sorpreso tutti. Altri errori, invece, determinati da scelte politiche. "Penso alla tendenza che si è accanita negli anni a considerare la sanità come un costo e non come un investimento – dice Berti –. Se le cose hanno funzionato abbastanza bene nel nostro Paese è perché la sanità pubblica ha un’ossatura robusta".

Continuare a pensare alla sanità come un costo e alla prevenzione come un lusso è un errore da non ripetere. Anche la sfida del Pnrr non sarà occasione di vera rinascita se non si punterà sul capitale umano. Per questo è necessario orientare le scelte. "Credo che sia il percorso per onorare al meglio la memoria di chi non c’è più e di coloro che hanno sofferto e stanno soffrendo".