Covid Italia, 7.260 casi e 55 decessi. Nessuna regione verso la zona gialla

Lo studio: dietro al 20% dei casi fatali ci sono "anticorpi impazziti"

Vaccinazione a Siena (foto Di Pietro)

Vaccinazione a Siena (foto Di Pietro)

Roma, 19 agosto 2021 - Sono 7.260 i nuovi casi positivi al Covid registrati in Italia nelle ultime 24 ore e 55 i decessi. Un dato simile a quello di ieri, quando si registrarono 7.162 positivi, ma con meno decessi (55 contro 69). Continua a salire il tasso di positività passato dal 3,1% al 3,5%.

Sale il numero di pazienti in terapia intensiva: sono 460 (18 in più di ieri), con 40 nuovi ingressi. Aumentano i ricoveri: sono 3.267 (68 in più rispetto a ieri). L'incremento maggiore su base regionale è quello registrato in Sicilia, con 1.377 nuovi casi e 87 pazienti in terapia intensiva.

Gli attuali positivi, ossia le persone che hanno il virus, sono in tutto 130.502, pari a 1.720 in più (-334 rispetto al giorno precedente). Sono 206.531 i tamponi effettuati, dunque 19.892 in meno rispetto a ieri quando erano stati 226.423. Mancano sempre i test del Lazio.

Il grafico CovidStat/Infn:

 

Colori delle regioni

Nessuna regione domani dovrebbe passare in giallo. Secondo quanto si apprende, infatti, sembra probabile che domani non ci sarà alcuna ordinanze per il passaggio di fascia delle regioni. Quella maggiormente 'attenzionata' per un passaggio di colore dal bianco al giallo sembrava la Sicilia che oggi però ha fatto registrare una stabilità nei valori (10% intensive e 17% area medica). La regione erà rimasta per 4 giorni ferma al 9% per le rianimazioni. Stabile anche la Sardegna rispettivamente al 9% e al 10%. La regione aveva fatto registrare un ribasso del 2% nelle intensive passando da 11% a 9%.

Lo studio: "anticorpi impazziti" dietro al 20% dei casi fatali

Il 20% dei casi fatali di Covid-19 è dovuto alla presenza di anticorpi 'impazzitì (autoanticorpi) che azzoppano la risposta immunitaria attaccando specifiche proteine essenziali contro il virus: questi autoanticorpi, già presenti nell'organismo prima dell'infezione da SarsCoV2, aumentano di prevalenza dopo i 60 anni e potrebbero essere usati come marcatore per selezionare i pazienti a rischio da trattare con anticorpi monoclonali. Lo dimostrano due studi pubblicati su Science Immunology da un consorzio internazionale coordinato dal National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), dalla Rockefeller University di New York e dall'Università di Parigi. Anche l'Università di Milano-Bicocca, in sinergia con l'ASST di Monza, ha contribuito in modo sostanziale attraverso un archivio elettronico di dati relativi ai pazienti Covid ricoverati presso l'Ospedale San Gerardo di Monza.