ArchiveCinque giorni al gelo nel Covid hotel. Arrivano i carabinieri, poi le coperte

Cinque giorni al gelo nel Covid hotel. Arrivano i carabinieri, poi le coperte

A Firenze l’odissea di un paziente: "La sanità pubblica mi ha salvato, quanti problemi nel privato..."

Il sindacalista Iuri Campofiloni racconta la sua esperienza negativa in un Covid hotel

Il sindacalista Iuri Campofiloni racconta la sua esperienza negativa in un Covid hotel

Firenze, 7 dicembre 2021 - Ha preso il Covid in forma grave. A 51 anni, in perfetta salute. "Il vaccino mi ha salvato la vita, se non lo avessi fatto...". Iuri Campofiloni vive a Scandicci, alle porte di Firenze. E’ un funzionario Fiom Cgil che segue le vertenze Laika e Bekaert. Aveva fatto la seconda dose Pfizer il 31 luglio. Dopo un’esperienza di efficienza con il sistema sanitario pubblico si è ritrovato all’addiaccio, col riscaldamento guasto e senza cena all’albergo sanitario, costretto a chiamare i carabinieri per avere una coperta. 

Come pensa di essersi contagiato? "Non so. Con il mio lavoro sono a contatto con molte persone, ma sono sempre stato attento". Quando si è accorto di aver preso il Covid? "Mi sono sentito male il 25 novembre. Alle 18,30 sono tornato dal lavoro e mi è salita la febbre a 40. Dolori lancinanti al torace e alla schiena, una stanchezza impressionante. Tutto con un’evoluzione rapidissima: in due ore ero a pezzi. Ho chiamato il 118". E’ stato portato subito in ospedale? "Prima è venuta l’Usca che ha fatto la valutazione. Avevo un indice di saturazione basso, per questo hanno chiamato l’ambulanza che mi ha portato all’ospedale di Torregalli". Ricoverato? "Sono rimasto al pronto soccorso tutta la notte a fare esami. Mi davano paracetamolo ma la febre risaliva subito. Poi la mattina presto sono stato trasferito al reparto Covid di Villa Ulivella- Glicini. In un’ora mi hanno fatto tutti gli esami: polmonite bilaterale. Sono stato sottoposto a trattamento con Remdesivir, terapia costosa che danno solo a casi selezionati. Il vaccino mi ha salvato la vita alzando una barriera tale da frantumare l’impatto del virus entrato nei polmoni". Quando è stato dimesso? "Sabato. Mi hanno trasferito all’albergo sanitario dove ho scoperto che al piano di sotto c’è mia moglie, anche se non potevamo vederci. Abbiamo tre figli, tutti negativi". Al Covid Hotel un calvario... "Sono arrivato nel tardo pomeriggio: per cena due pere, due mele, marmellata e una scatoletta di tonno, senza posate né piatti né bicchieri". Al freddo? "Riscaldamento guasto. Letto con solo un lenzuolo. Ho chiamato la reception ricevendo la risposta che loro sono di un’azienda esterna e non sanno come aiutarmi". Quindi? "Chiedo di parlare con il titolare, mi dicono che arriverà l’indomani. Ho una polmonite, ho sconfitto il Covid, non posso dormire all’addiaccio. Avverto che chiamerò i carabinieri". Sono venuti? "Non so, ma dopo la mia chiamata è arrivata una coperta vecchia e malandata. La cena no. Il giorno dopo si scusano, mi spiegano che la caldaia era rimasta rotta per cinque giorni perché non si trovava un tecnico". Ora come va? "Tutto ok, il riscaldamento è stato riparato. Ma la mia storia insegna che i vaccini salvano la vita, quindi vaccinatevi tutti. Abbiamo un servizio sanitario pubblico di eccellenza, con operatori bravi e umani. Mentre nel privato, tra cooperative varie, si sfruttano i lavoratori a poche lire e le cose funzionano peggio".