Coronavirus, Toscana fuori dal tunnel, "Ma è vietato rilassarsi"

L’epidemiologo Pierluigi Lopalco: "C’è un primo segnale importante Il distanziamento sociale ci ha consentito di schiacciare la curva dei contagi"

Pierluigi Lopalco, epidemiologo

Pierluigi Lopalco, epidemiologo

Firenze, 1 aprile 2020 - Nella giornata di martedì 31 marzo in Toscana 196 positivi (su 3066 tamponi eseguiti), con una crescita del 4,4%. Pierluigi Lopalco, epidemiologo dell’Università di Pisa e coordinatore dell’emergenza sanitaria in Puglia, ha analizzato i dati della nostra regione. Professore, potrebbe essere il segnale che anche in Toscana, dopo giorni di fase stazionaria, la curva dei contagi comincia a scendere? "Il segnale c’è. E’ ancora poco attendibile perché si deve consolidare. Se per tre-quattro giorni va avanti questo trend si può essere abbastanza ottimisti che siamo nella curva discendente". Crede che il picco in Toscana sia superato? "Sicuramente superato. A meno che non scoppi qualche focolaio imprevisto in un Comune grosso che farà avere un altro rimbalzo dei contagi. Ma l’andamento ormai da giorni è consolidato: in Toscana, come si sperava, si è riusciti a schiacciare la curva con il distanziamento sociale. A bloccarne la crescita esponenziale. Cosa che rende accettabile la gestione dell’epidemia". Come si arriva allo spegnimento dell’epidemia: vari studi dicono che per fine aprile-primi di maggio si prevede di avere zero contagi. E’ possibile o la malattia diventerà endemica e qualche caso ci sarà sempre? "Ormai è certo che questa malattia non scomparirà. Il virus è entrato con forza nella popolazione umana: un’eradicazione non è possibile. Bisogna contenere. Fare in modo che diventi una malattia endemica, controllabile: il vaccino aiuterà i più fragili. Ma in futuro non sarà più un problema di sanità pubblica". Se si dovessero allentare le misure di contenimento più rigorose già dopo Pasqua, c’è il rischio che l’incendio riprenda vigore? "Assolutamente sì. Bisogna prima verificare quante persone sono immunizzate, poi si potranno fare i calcoli. Per ogni pandemia esiste una prima e una seconda ondata epidemica. Quindi bisogna fare attenzione". In Toscana le persone ricoverate in terapia intensiva sono 293: quale sarà il momento più critico per la tenuta del sistema ospedaliero? "Bisogna stare attenti all’equilibrio tra pazienti dimessi e pazienti ricoverati. Quando inizia lo svuotamento dovrebbe ridursi lo stress. Ora mi sembra che si vada verso una fase di relativa tranquillità". Cosa fare per evitare la seconda ondata? "Prendere esempio dalla Cina, tenere a lungo le misure di contenimento. Anche quando, gradualmente, si tornerà a uscire, dovremo abituarci a indossare mascherine e a comportarci con attenzione. Strategie che ci consentiranno di riprendere le attività in sicurezza, da utilizzare fino a quando non avremo un vaccino". Dare un ruolo più importante alla medicina territoriale per non mandare in sovraccarico il sistema ospedaliero è la scelta giusta? "Sono sicuro di sì, soprattutto in questa fase. C’è tanta gente che dovrà essere presa in carico dalla medicina territoriale dal momento delle dimissioni fino a quando non si negativizza. L’altra fase è nel momento in cui ci saranno pochi casi: è necessario un sistema di sorveglianza per far sì che non si accendano focolai, bisogna fare test, trovare i contatti dei positivi e isolarli: insomma spezzare le catene di contagio". Servono più tamponi o più screening sierologici? "Vanno fatti entrambi con i criteri giusti. Il tampone è un elemento diagnostico imprescindibile per identificare i casi Covid. Ma serve anche lo screening con indagini sierologiche per avere un’idea di quante persone sono entrate in contatto con il virus e hanno sviluppato anticorpi".

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