Pochi tamponi, ritardi e Sos a vuoto. La strage nelle residenze per anziani

Ottocento contagi e trenta morti. Solo adesso è iniziata la distribuzione del materiale per contenere il morbo

Un'anziana in una rsa

Un'anziana in una rsa

Firenze, 8 aprile 2020 - S'insinua come un serpente invisibile tra le gambe di cristallo di chi ha i capelli bianchi e la salute fragile. E lì colpisce. Con drammatica costanza. Sono più di 800 a oggi i pazienti delle Rsa toscane (residenze sanitarie assistite) positivi al coronavirus e circa trenta persone sono morte negli ultimi giorni. Una strage silenziosa in luoghi che sembrerebbero sigillati e quindi impermeabili al contagio . E allora perché questi numeri drammatici nelle 322 strutture regionali che accolgono anziani e disabili (42 a gestione diretta Asl, le altre in mano a società private, Comuni, enti, cooperative e terzo settore)? A Firenze ci sono oltre cinquanta pazienti positivi, nella vicina Bagno a Ripoli si contano addirittura ottanta contagiati in due diverse residenze. E ancora ci sono casi nelle Rsa di Dicomano e San Godenzo in Valdisieve, di Signa. All’Opera Diocesana Assistenza (Oda) di Diacceto, vicino Pelago, che ospita persone con disabilità, si registrano 64 contagi su un totale di 69 pazienti.

Nella Rsa di Comeana, nel Pratese, 28 contagiati e sette anziani deceduti su un totale di 53 persone tra ospiti e operatori. Due decessi anche a Sarteano, in provincia di Siena e a Bucine, nell’Aretino. Un bollettino di guerra condito di veleni incrociati e accuse reciproche. La Regione da una settimana è scesa in campo massicciamente effettuando tamponi e distribuendo mascherine ma, a detta di molti gestori delle strutture, lo ha fatto con "grosso ritardo" non attivandosi cioè in quella finestra temporale che va dai primi allarmi lanciati dalle strutture suddette tra il 15 e il 25 marzo fino al 31 del mese scorso, giorno in cui sono iniziati i test sierologici a tappeto (5.000 nelle aree più colpite della Asl Toscana centro e 1.600 in quelle della nord ovest). Ma gli Sos, appunto, erano partiti già da giorni. A Comeana i test erano stati chiesti l’11 marzo ma fino all’1 aprile non si è visto nessuno. Un ospite di Villa Gisella a Firenze, dove ci sono oltre 150 ospiti con grosse disabilità e dove lavorano 40 operatori, è morto il 24 di marzo. I contagiati nella struttura sono 16 ma fino a oggi non sono ancora stati fatti i tamponi nonostante le richieste sempre più incalzanti. Dal centro Oda di Diacceto si apprende che "dopo tante richieste di mascherine, iniziate già a metà marzo, siamo dovuti andare a comprarcele da soli". La situazione è estremamente critica. "Tenere separati disabili gravi o malati di Alzheimer è spesso un’opera quasi impossibile, riescono a farlo solto gli operatori che vivono da molto tempo con loro. – ci dicono – Avere molti di loro, soprattutto infermieri, che hanno lasciato le strutture per andare a lavorare negli ospedali in queste settimane, ha resto tutto più difficile. Oltre al fatto che alcuni sono positivi e non più abili a lavorare". La Regione non ci sta e continua a ripetere di aver agito e di continuare a muoversi con tempestività, compatibilmente con l’emergenza. Ma i motivi di questo caos sembrano ricondurci anche altrove. Molti pazienti delle Rsa, dice un responsabile che vuol restare anonimo, "necessitano spesso di visite e controlli in ospedale. Ora la situazione è stata regolamentata con i tamponi al rientro, ma prima entrate, uscite e contatti erano comuni. Ergo diffusioni del virus" © RIPRODUZIONE RISERVATA