Coronavirus. Ingegneri biomedici di Firenze “No a mascherine fai da te. Rischi gravissimi”

Ernesto Iadanza: “Bene la solidarietà, ma non ci si può improvvisare”

Mascherine

Mascherine

Firenze, 28 marzo 2020 - Di fronte all’ondata di solidarietà che si è alzata per rispondere alla drammatica carenza di dispositivi di protezione e sanitari, dalle mascherine ai ventilatori polmonari, gli ingegneri biomedici mettono in guardia dai rischi del “fai da te.

In queste ore, in cui si fa molto sentire la mancanza di mascherine e dispositivi sanitari, e l’approvvigionamento di questi mezzi si fa sempre più urgente, sono diverse le persone, che seguendo spesso i consigli e le indicazioni più disparate che si possono trovare sui social network, si sono adoperate e attrezzate per produrne. Ma per tutti i dispositivi sanitari, come viene sottolineato da Ernesto Iadanza, dell’ordine degli ingegneri di Firenze, occorre prestare attenzione. Sono tantissime le richieste che arrivano in questi giorni agli ingegneri da parte di imprenditori e cittadini che vogliono mettersi a realizzare in proprio dispositivi medici o di protezione (Dpi) per pazienti e operatori sanitari.

Ernesto Iadanza, membro della commissione biomedica dell'Ordine degli Ingegneri di Firenze e docente a contratto di ingegneria clinica all’Università di Firenze e presidente della divisione Health Technology Assessment (Hta) della Federazione mondiale ingegneri biomedici (Ifmbe), che presta anche consulenze alle aziende, mette in guardia dai possibili rischi: “C'è una grande confusione. Bisogna stare molto attenti, soprattutto a quello che circola sui social network: non si può pensare di fare un respiratore polmonare usando il filtro di un aspirapolvere o una mascherina chirurgica con la fodera di una divano. Vanno bene le semplificazioni burocratiche concesse per agevolare la produzione di dispositivi in tempi di emergenza, ma bisogna stare molto attenti a ciò che si fa e ricordarsi che per garantire la salute e la protezione delle persone servono le giuste competenze”. “Ed è bene ricordare - aggiunge Francesca Satta, coordinatore commissione biomedica e consigliere dell'Ordine degli Ingegneri di Firenze - che per realizzare dispositivi sanitari di questo tipo sono necessarie competenze specifiche che si acquisiscono solo con un solido percorso di studi universitari ed un’etica professionale garantita dal codice deontologico che l’iscrizione ad un ordine professionale chiede di rispettare”.

Maurizio Costanzo