Confcommercio: "50mila aziende toscane pronte allo sciopero fiscale"

Si tratta di imprese del terziario. Lapini: "Preferiamo pagare dipendenti e fornitori rispetto a uno Stato che calpesta le nostre ragioni di esistere"

Anna Lapini

Anna Lapini

Firenze, 20 novembre 2020 - È l'ora di dire basta. A Dpcm, a ricoveri attesi, a semafori territoriali. Cinquantamila aziende toscane del terziario sono pronte a una clamorosa protesta: lo sciopero fiscale. L'iniziativa covava da giorni. Franco Marinoni, il direttore toscano di Confcommercio, ha ricevuto in queste ultime ore decine e decine di messaggi e telefonate. "Non ce la facciamo più. Non abbiamo soldi in cassa e i nostri conti correnti sono sfiniti". E così la giunta regionale riunita stamani di gran carriera ha detto sì, interveniamo. "Noi con voi, non vi molliamo, siamo sulla stessa barca".

Un segnale fortissimo, una sfida forte alle istituzioni, da Roma agli enti locali. Stop a tasse e imposte da commercio e settore alberghiero. La presidente Anna Lapini ha scritto a nome di Confcommercio Toscana al presidente nazionale Carlo Sangalli per comunicare la mobilitazione generale. "Le nostre aziende non hanno più risorse e preferiamo continuare a pagare prioritariamente dipendenti e fornitori rispetto a uno Stato che non comprende, anzi calpesta, le nostre ragioni di esistere" spiega la presidente.

"Nulla a che fare con l'evasione o l'elusione fiscale ma una ribellione pacifica e silenziosa contro un sistema statale che continua a trattare le imprese e i professionisti come "bancomat", senza tutela né rispetto" dice Confcommercio Toscana. I dati parlano chiaro: prima dello tsunami Covid, solo in Toscana le imprese di commercio, turismo e servizi (214mila sul totale di oltre 410mila) garantivano il 75% del Pil (77 miliardi di euro) e il 64% dell'occupazione con 718mila lavoratori impiegati. In dieci anni, dal 2010 al 2019, erano cresciute nel complesso del +4%, contro le performance negative di agricoltura e industria. Poi, nel 2020, il terremoto che ha portato i consumi indietro di trenta anni e "che ora rischia di compromettere l'esistenza di un intero sistema imprenditoriale".

La presidente Lapini denuncia la profonda crisi: "Le nostre aziende sono attonite, atterrite e disorientate da una situazione mai vista prima, che sta producendo effetti disastrosi ben al di là di ogni peggiore previsione" e più in là: "noi che abbiamo chiesto sempre e soltanto di poter lavorare al servizio dei nostri clienti e delle nostre città, ci troviamo oggi nell'impossibilità di farlo per motivi non certo imputabili a nostre responsabilità. Ma mentre ci è di fatto impedito, per legge, di lavorare e quindi di fatturare e di incassare, chi ci governa non si è preoccupato di fermare i costi delle nostre aziende, che invece continuano a correre".