Cinghiali e lupi, vigneti a rischio abbandono

Il grido degli agricoltori: «Siamo stremati, stop alle coltivazioni». Animali sempre più vicini alle case

Cinghiali (repertorio)

Cinghiali (repertorio)

Firenze, 25 marzo 2019 - Da una parte i caprioli che si nutrono delle gemme nei vigneti, dall’altro i cinghiali che scorrazzano fin nel cuore delle città. Non si ferma, in Toscana, l’emergenza ungulati che ormai da anni rovina il sonno a tanti agricoltori, oltre che a molti privati cittadini periodicamente coinvolti in incidenti stradali e disavventure. Le ultime novità sono il ripetuto avvistamento di cinghiali (in realtà già avvenuto in passato) intorno all’ospedale fiorentino di Careggi – di fatto in città – e il grido d’allarme lanciato dagli agricoltori e viticoltori senesi.

Perché se le conseguenze dell’intrusione di caprioli, daini e cinghiali sono gravi per tutti, diventano insostenibili per chi produce vino di qualità. I rimborsi della Regione infatti coprono il costo sul mercato dell’uva, ma non il mancato guadagno che deriva dalla perdita di bottiglie pregiate.

«Gli agricoltori sono stremati – spiega il presidente Confederazione Italiana Agricoltori di Siena, Valentino Berni – e stanno abbandonando i vigneti, oltre alla coltivazione di alcune varietà di cereali. Nelle zone più vocate le aziende hanno recintato i terreni inevitabilmente sostenendo dei costi enormi. Ma nelle aree un po’ meno vocate, con 4-5mila metri quadri di vigneto, in molti hanno deciso o stanno valutando di lasciare questa coltivazione. Intanto si registra un calo dei danni da ungulati, ma questo accade proprio perché molte aziende hanno abbandonato la coltura». All’emergenza cinghiali si aggiunge quella dei lupi, che sta creando grossi problemi e diviene anche una questione di sicurezza.

«C’è poi il fenomeno dei lupi e dei canidi – aggiunge infatti il direttore di Cia di Siena, Roberto Bartolini – che è anche un problema di sicurezza personale. Come si fa ad andare in campagna o nel bosco con il rischio di incontrare un lupo?». E i casi di chi sta pensando di riorganizzare l’azienda per non rimetterci non mancano. «Passiamo le notti nei vigneti a cacciare gli animali – racconta Federico Taddei, titolare dell’azienda agricola Borgo Santinovo di Colle Val d’Elsa – ma quando i caprioli riescono a mangiare le gemme, non solo abbiamo una stagione rovinata, ma anche quella successiva, perché la pianta germoglia dal basso e per un paio d’anni non produce uva». «I RIMBORSI previsti dalla Regione – aggiunge alzando la voce – sono parametrati sull’uva, ma non sul vino, che ovviamente ha tutto un altro valore. Quindi nessuno ci rimborsa del mancato guadagno. Per ora proviamo a resistere, ma stiamo seriamente valutando di interrompere la produzione di vino e di concentrarci su altre attività. D’altronde – conclude lo stesso Taddei – lavorare per rimetterci tempo, soldi e notti di sonno non ha senso».