Caro bollette Toscana, Province con l’acqua alla gola. "Settimana corta a scuola"

Grido d’allarme del presidente dell’Upi Toscana, Lorenzetti: "Rincari alle stelle, istituti senza risorse"

L'esterno di una scuola

L'esterno di una scuola

Firenze, 9 settembre 2022 - ​A pochi giorni dalla prima campanella, il caro bollette si abbatte anche sulle scuole superiori, mettendo in crisi le Province. Per questo l’Upi Toscana, che riunisce appunto le amministrazioni provinciali, sta studiando un piano d’emergenza che va dalla richiesta di aiuti urgenti allo Stato, all’ipotesi di prevedere per tutti la settimana corta. A spiegarlo Gianni Lorenzetti, presidente di Upi Toscana, oltre che della provincia di Massa Carrara.

Il quadro della situazione?

"Siamo preoccupatissimi perché le bollette sono raddoppiate e triplicate non solo per le famiglie, ma anche per gli enti pubblici. In questo quadro, i Comuni più piccoli sono in grave difficoltà e lo stesso vale per le Province, che hanno bilanci modesti. Per fare un esempio, quella di Massa Carrara ha appena 500mila euro per le spese correnti, troppo poco per sostenere i costi che si stanno prospettando. Nella migliore delle ipotesi le Province non avranno più fondi per altri interventi: dal taglio dell’erba alle manutenzioni. Nella peggiore, rischiano il default".

Come pensate di affrontare la situazione?

"Nel lungo periodo puntiamo a un miglioramento energetico degli istituti scolastici e all’installazione di pannelli fotovoltaici. In questo senso è molto positivo il piano che prevede, per la Toscana, nell’ambito del Pnrr, la costruzione di una ventina di nuove scuole con un investimento di 150 milioni. Saranno pronte entro il 2026, quindi in tempi brevi, ma non abbastanza da aiutarci a risolvere l’emergenza attuale. Nell’immediato, Upi e Anci stanno chiedendo risorse al governo: in caso contrario è difficile vedere una via d’uscita. E stiamo valutando una rimodulazione degli orari".

Ovvero?

"Stiamo riflettendo sull’attivazione della settimana corta in tutte le scuole superiori, con chiusura il sabato in modo da ridurre i costi. Ci sono istituti che fanno così già da tempo e altri che invece sono scettici. Credo che debba nascere un tavolo di confronto a 360 gradi, con Regione e Ufficio scolastico, che valuti la questione partendo dalla qualità della didattica e dalle esigenze dei ragazzi. Probabilmente non riusciremo a fare modifiche in questo anno scolastico, ma potremmo essere pronti per il prossimo. Non è semplice, perché ci sono tante implicazioni: per esempio la Provincia di Siena ha calcolato che una misura del genere imporrebbe una riorganizzazione del servizio bus, con costi enormi".

Nelle spese incidono anche gli spazi collegati alle scuole, come le palestre?

"Questo è un altro problema grave, che al momento abbiamo congelato. Le palestre sono spazi aperti al territorio e, in orario extrascolastico, ospitano molte associazioni sportive. A fronte di questo utilizzo è previsto un piccolo rimborso, in media da 5 a 12 euro l’ora, e che adesso non copre più le spese. Al momento non abbiamo voluto aumentare le cifre, ma andrà trovato un modo per affrontare il problema. In caso contrario anche questo diventerà un costo aggiuntivo sulle spalle delle Province".