Bonus facciate, maxi frode da 80 milioni di euro. Coinvolte dieci società

Inchiesta della Procura di Perugia, 53 persone coinvolte nell'inchiesta. La Guardia di finanza ha sequestrato 80 milioni di euro, denaro, beni immobili ed asset societari

Guardia di finanza

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Perugia, 4 agosto 2022 - Una maxi frode da 80 milioni di euro con il bonus facciate. Ad architettarla un sodalizio strutturato nei confronti della quale il Gip di Perugia ha concordato il sequestro preventivo dei beni per un ammontare di oltre tre milioni ed asset societari in misura equivalente al profitto della truffa. Il bilancio: dieci società e 53 persone sono coinvolte nell'inchiesta.  Agli indagati vengono contestati i reati di emissione di fatture per operazioni inesistenti, truffa ai danni di ente pubblico, autoriciclaggio e illeciti amministrativi. L'indagine ruota intorno a crediti di imposta ritenuti fittizi, generati e commercializzati nelle more del bonus previsto dal governo per interventi edilizi di recupero. Il sequestro eseguito dai finanzieri del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, costituisce l'ultimo step di un’articolata attività investigativa che, nei mesi scorsi, aveva già consentito di sottoporre a sequestro preventivo oltre 9 milioni di crediti fittizi nei confronti di una società, operante nel settore della consulenza aziendale. "L’esame delle transazioni e dei dati inseriti nella piattaforma web di cessione dei crediti e i successivi approfondimenti, condotti mediante l’interrogazione di banche dati, l’analisi di segnalazioni per operazioni sospette, di documentazione bancaria, contabile ed amministrativa e la valutazione degli assetti societari - scrive la Procura di Perugia, guidata dal magistrato Raffaele Cantone -   hanno evidenziato incongruenze fiscali, economico e finanziarie tali da poter essere ritenuti concreti e sufficienti indizi dell’esistenza di uno strutturato meccanismo fraudolento, ramificato sull’intero territorio nazionale".

Nel dettaglio, i crediti, creati attraverso la falsa attestazione di lavori mai eseguiti, sono stati oggetto di ripetute cessioni a persone fisiche, spesso gravate da precedenti penali e con limitate disponibilità reddituali, o a società prive della benché minima struttura ed operatività aziendale, ed in parte “monetizzati” presso intermediari finanziari, generando flussi di denaro dirottati verso società terze, aventi sede anche all’estero, o autoriciclati, in modo da dissimularne la provenienza illecita.