Venerdì 19 Aprile 2024

Blocco delle app nei telefoni in uso ai bambini Ecco come i genitori possono difendere i figli

La guida per un uso corretto e responsabile dei social. Cosa prevede la legge e quali sono gli strumenti a disposizione

Un gruppo di amici intenti a ‘smanettare’ con smartphone e tablet

Un gruppo di amici intenti a ‘smanettare’ con smartphone e tablet

La tragedia di Palermo, dove una bambina di dieci anni è morta soffocata mentre cercava di superare una prova estrema fra adolescenti via Tik Tok, ha riacceso i riflettori sul rapporto fra minori e social. La domanda è d’obbligo: da genitori, come ci si può difendere? In altri termini, quali strategie possono essere adottate per impedire che la navigazione sulle piattaforme digitali da parte dei nostri figli possa diventare fonte di problemi, con esiti anche tragici?

Ma in primis quale è la normativa vigente in relazione all’accesso alle piattaforme digitali? E quali sono i comportamenti tipici deI più giovani nel loro approccio ai nuovi mezzi di comunicazione? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

SOCIAL VIETATI

AGLI UNDER 14

In Italia non è consentita l’iscrizione a Facebook, Twitter, Instagram o altre piattaforme digitali ai minori di 14 anni. Per i giovanissimi di età compresa fra i 13 e i 14, invece, l’accesso è possibile, ma solo sotto la supervisione dei genitori. Lo stabilisce un regolamento dell’Unione europea (General data protection regulation) che disciplina il trattamento dei dati e il diritto alla privacy. In particolare, l’articolo 8 specifica che la gestione dei dati personali è lecita, con riferimento "all’offerta diretta di servizi della società dell’informazione" ai minori, a partire dal 16esimo anno di età. Prima serve il consenso del genitore o di chi ne fa le veci. Gli Stati membri, nel recepire la disposizione comunitaria, possono essere più restrittivi. Proprio come ha fatto il nostro Paese.

ISCRIZIONI

FUORI LEGGE

Fatta la norma, trovato l’inganno. La realtà dei fatti, come spesso accade, dribbla il diritto, nel caso dei social anche con una certa disinvoltura. Come evidenzia un sondaggio di un biennio fa, condotto per il Tg3 da Osservare Oltre (Associazione nazionale presidi e Tutorweb), l’84% dei ragazzini tra i 10 e i 14 anni, ha uno o più profili attivi. Lecito domandarsi come questo sia possibile. La risposta è presto data: senza essere dei maghi dell’informatica, questi giovanissimi hanno semplicemente inserito dei riferimenti anagrafici falsi. Si sono dichiarati più grandi di quello che sono, per giunta il 22% di loro lo ha fatto in presenza dei genitori.

PROFILI PENALI

In linea teorica una condotta simile potrebbe configurare il reato di false dichiarazioni. Non per l’ordinamento giuridico italiano che ravvisa questa fattispecie penale soltanto nel caso in cui l’esternazione (fasulla) sia diretta a un pubblico ufficiale. E non certo agli amministratori dei social.

NAVIGAZIONE

SEGRETA

Ma non finisce qui. Il sondaggio apre uno scenario se possibile ancora più inquietante per i genitori. Oltre nove ragazzini su dieci non rivelano a mamma e papà che cosa dicono, vedono e che cosa si scambiano sui social. L’utilizzo del profilo Facebook, per intenderci, è considerato qualcosa di estremamente personale, un’esperienza da tenere lontana dagli occhi dei genitori. Per paura di un giudizio, in primis.

SIM

DEI GENITORI

Secondo l’Istat, l’85 per cento degli adolescenti tra gli 11 e i 17 anni usa quotidianamente il telefonino. Il 72 per cento naviga su internet tutti i giorni. Nel 2015 si era fermi al 16 per cento in meno. Il più delle volte i giovanissimi utilizzano una sim-card acquistata dai genitori e intestata sempre a quest’ultimi. In questo caso l’adulto può attivare il parental control che inibisce la navigazione a tutta una serie di siti e app non adatti a un minore. Pochi sanno, però, che la sim può essere direttamente intestata a un minorenne, sempre che abbia almeno 12 anni. In questo caso Facebook, Tik Tok e le altre piattaforme non saranno visibili al giovanissimo fruitore di quel telefonino.

Red. Int.