Taxi si schianta a Cuba. Muoiono due turisti toscani

Antonio Tiseo di Firenze e Greta Calabrese di Pistoia sono deceduti insieme ad altre quattro persone in un terribile frontale

Greta Calabrese e Antonio Tiseo

Greta Calabrese e Antonio Tiseo

Firenze, 7 gennaio 2020 - Un dosso, forse un improvviso tratto di strada sterrata. Qualcosa che comunque chi stava guidando non aveva messo in preventivo. E poi le gomme del taxi che perdono aderenza, il controllo del volante che se ne va al diavolo e l’auto che finisce con due ruote fuori strada. Quindi la manovra disperata per rientrare in carreggiata e lo scontro frontale contro un altro mezzo che arriva in direzione opposta. Sono morti così, a un passo dal sogno della spiaggia di Varadero, sotto il gentile sole cubano di gennaio, Antonio Tiseo – parrucchiere di 66 anni, nato in Germania ma da sempre residente a Firenze – e l’amica Greta Calabrese, cinquantaduenne agente immobiliare di Pistoia. Erano a bordo di uno dei famosi taxi multipli, facilmente reperibili nell’isola caraibica, assieme ad altri due turisti russi anche loro morti nel terribile schianto.

Disperate inizialmente le condizioni del guidatore, secondo quanto appreso in un primo momento dalle frammentarie notizie arrivate da Cuba. L’uomo è poi morto 12 ore dopo l’impatto. E non ce l’ha fatta neanche il guidatore dell’altro mezzo. La tragedia è avvenuta la mattina del 4 gennaio alle 9,40, quando in Italia era già pomeriggio. Antonio Tiseo era sbarcato con un volo sull’isola nel giorno di San Silvestro. Anche Greta Calabrese era volata verso Cuba subito dopo le festività natalizie per trascorrere qualche giorno di vacanza prima di rientrare a lavoro. Sabato mattina i due amici avevano deciso di separarsi per qualche ora dal gruppo con cui stavano trascorrendo la vacanza. Gli altri amici sarebbero infatti andati a visitare alcuni villaggi mentre Antonio e Greta avevano deciso di godersi il mare di Cuba.

Sono così saliti su quel maledetto taxi a bordo del quale poco dopo si è verificato lo scontro mortale. La dinamica, comunque, ancora non è chiara. Di certo si sa soltanto che per i quattro turisti la morte è arrivata immediatamente e a nulla sono valsi i tentativi di rianimazione praticati dal personale sanitario sul posto. Ad intuire per primi che sulla strada per Varadero era successo qualcosa di grave sono stati gli amici di Antonio e Greta.

Una drammatica coincidenza, un gioco perfido del destino. Secondo quanto appreso, infatti, al momento di prendere il taxi che lo avrebbe dovuto portare con Greta nella bellissima spiaggia, Tiseo avrebbe salutato gli amici in questione che, diretti a un’escursione fuori città, stavano salendo a bordo di un altro mezzo. E proprio durante la corsa gli amici hanno sentito qualcosa in lingua spagnola alla radio del tassista che li ha fatti rabbrividire. Si parlava di un gravissimo incidente appena avvenuto al collega del guidatore e ai passeggeri che aveva a bordo. Orario, tragitto e luogo potevano coincidere. Un amico di Antonio ha così preso il telefono e ha iniziato a chiamare, colto da un allucinante presentimento. Dall’altra parte squilli a vuoto. Con il passare delle ore la tragedia si è materializzata.  

Antonio, un uomo solare, gentile e pieno di passioni – in primis quella per viaggi e balli latinoamericani, – ha gestito per anni un rinomato negozio di parrucchiere a Firenze, nella zona dello stadio. Negli ultimi tempi aveva poi gradualmente lasciato l’attività in mano alla figlia Giulia, pur continuando a darle mano nei momenti più impegnativi. La notizia della sua morte ha sconvolto un intero quartiere. Dolore anche a Pistoia dove Greta Calabrese era molto conosciuta e apprezzata per la sua professionalità sul lavoro e per la sua grande umanità. Non era la prima volta che la donna visitava Cuba.

Era un’amante dei viaggi tanto che nel suo profilo social la frase di copertina recita "Lentamente muore chi non viaggia....". Lascia nella disperazione, oltre all’ex marito, un figlio di vent’anni e i due anziani genitori. Le famiglie di Antonio e Greta in queste ore sono in contatto con l’ambasciata per il rimpatrio delle salme. Giulia, la figlia dell’uomo, è disperata: "Sembra che per riavere le spoglie di mio padre possano servire anche tre settimane. Non lo accetto, è una cosa folle". © RIPRODUZIONE RISERVATA