Almanacco del giorno, 28 settembre 1928. Scoperto il primo antibiotico: la penicillina

La ‘muffa miracolosa che salva vite umane’ valse ad Alexander Fleming il Nobel per la medicina

Alexander Fleming e la penicillina

Alexander Fleming e la penicillina

Firenze, 28 settembre 2021 - Era il 1895 quando il medico italiano Vincenzo Tiberio pubblicò all’Università di Napoli uno studio sugli effetti di una muffa, che aveva notato in un pozzo vicino alla casa degli zii, ad Arzano, dove era ospite. Il pozzo era usato per necessità domestiche e Tiberio notò che ogni volta che veniva ripulito dalle muffe, gli inquilini presentavano infezioni intestinali, che cessavano solo quando le muffe ricomparivano. A questo punto raschiò le muffe, le portò in laboratorio, individuò un terreno di coltura ed estrasse un siero che poteva essere considerato antesignano degli antibiotici. Purtroppo però nessuno è profeta in patria, le sue ricerche vennero derubricate come ‘coincidenze’ nell’ambiente scientifico dell’epoca e caddero nell’oblio, salvo poi venire riscoperte solo 40 anni dopo la sua morte.

 

Di fatto però, la scoperta della penicillina viene attribuita al britannico Alexander Fleming nel 1928, che osservò un fenomeno alquanto particolare: in una piastra di coltura contaminata da una muffa, la crescita batterica risultava inibita. Era precisamente il 28 settembre del 1928 quando, nel suo laboratorio del Saint Mary’s Hospital, Sir Fleming notò che una cultura batterica era stata attaccata e distrutta da alcune muffe. Fleming intuì che i funghi del Penicillium notatum contenuti nelle muffe producevano un potente antibiotico naturale: la penicillina. Questa scoperta varrà a Fleming il premio Nobel per la medicina nel 1945. Venne così creata la penicillina G capostipite di tutta la famiglia, usata ora solo come profarmaco per sintetizzare le vecchie penicilline.

 

La ‘muffa miracolosa che salva vite umane’, come la definì il Times, ha iniziato la sua lunga carriera 79 anni fa. Era il 14 marzo del 1942 quando venne salvato il primo paziente grazie alla penicillina. Si trattava di Anne Miller, un’infermiera del Connecticut con una febbre altissima da diversi giorni per un’infezione da streptococco. Iniziò così l’era antibiotica che ai giorni nostri è messa a rischio dal fenomeno della resistenza al farmaco. Pur essendo stata scoperta nel 1928 da Fleming, la penicillina era stata usata solo in test su uomini e animali, soprattutto in Gran Bretagna, dando risultati non soddisfacenti. In particolare nel Regno Unito alcuni pazienti trattati erano morti dopo un iniziale recupero, perché non c’era abbastanza principio attivo, che all’epoca doveva essere estratto dalla muffa, per terminare il ciclo. I medici che curavano l’infermiera Miller, raccontò poi il libro ‘The Mold in Dr. Florey’s Coat: The Story of the Penicillin Miracle’ di Eric Lax, dopo aver provato con trasfusioni di sangue e interventi chirurgici, riuscirono a ottenerne un cucchiaio dal governo, metà della scorta presente negli Usa in quel momento. Per fortuna la dose fu sufficiente, con un miglioramento netto della paziente nella stessa notte.

 

Proprio la vicenda dell’infermiera, morta poi nel 1999 all’età di 90 anni, portò ad una spinta per la commercializzazione di questo farmaco. Al punto che nel 1944 le scorte erano già sufficienti per essere usate per i civili, oltre che per i soldati impegnati nella seconda guerra mondiale. Pur avendo tutti questi anni di attività, la penicillina si usa ancora per alcune malattie, anche se ovviamente con il tempo i germi hanno ‘imparato’ come difendersi. In realtà già all’epoca era chiaro che si sarebbe verificato il fenomeno della resistenza, e che sarebbe stato necessario studiare nuove armi per vincere la battaglia contro le infezioni. Battaglia portata avanti dal lavoro prezioso dei ricercatori.

 

Nasce oggi

 

Naomi Watts nata il 28 settembre 1968 a Shoreham, Regno Unito. Attrice e produttrice cinematografica britannica naturalizzata australiana, è tra le più affermate e apprezzate protagoniste del cinema mondiale. Ha detto: “Il dolore è importante nella vita. Penso che come artista si debba vivere esperienze di sofferenza”.

Maurizio Costanzo