Almanacco del giorno: 30 ottobre 2016, un terribile terremoto devasta Norcia e Amatrice

Il sisma ‘infinito’ del Centro Italia, il più forte in Italia dal 1980, produrrà centinaia di vittime e danni enormi al territorio e al patrimonio. Come il crollo della basilica di San Benedetto

Il terremoto del centro Italia del 2016

Il terremoto del centro Italia del 2016

Firenze, 30 ottobre 2021 - Il 30 ottobre del 2016, alle 7 e 40, una scossa di magnitudo 6.5, la più forte registrata in Italia dopo il terremoto in Irpinia del 1980, con epicentro tra Norcia, Preci (Perugia) e Castelsantangelo sul Nera (Macerata), fa crollare la basilica di San Benedetto a Norcia, distrugge la frazione di Castelluccio di Norcia e fa peggiorare i danni segnalati in tutta l’area sino ad Arquata del Tronto e Amatrice. Gli ospedali di Tolentino e Amandola sono inagibili. Il cratere sismico comprende Marche, Lazio, Umbria, Abruzzo: il movimento tellurico viene avvertito non solo in tutta Italia, ma addirittura fino in Austria e lungo la costa balcanica. La terribile scossa provoca anche effetti idrogeologici sulla portata del fiume Nera e una spaccatura sul monte Vettore. Gli sfollati sono decine di migliaia

Per risalire all’origine di quella che è passata alla storia come una delle più importanti sequenze sismiche che ha colpito il territorio nazionale in questo secolo, con 140 comuni e circa 600mila persone coinvolte, bisogna fare un passo indietro. Precisamente al 24 agosto 2016: siamo al culmine della stagione turistica, nei territori colpiti dal terremoto si trovano visitatori ed ex residenti tornati nelle seconde case per la stagione estiva. Tutto scorreva tranquillo fino a quando, alle 3:36 di quel drammatico giorno, una scossa di terremoto di magnitudo 6.0 devasta i Comuni di Amatrice, Accumoli (Rieti) e Arquata del Tronto (Ascoli Piceno). Era l’inizio di quella che l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia definirà la sequenza sismica Amatrice-Norcia-Visso, con epicentro tra Accumoli e Arquata del Tronto, due Comuni distanti pochi chilometri tra Lazio e Marche. Viene praticamente rasa al suolo Pescara del Tronto, frazione di Arquata. Sotto le macerie restano 299 vittime: 237 ad Amatrice, 51 ad Arquata (quasi tutte nella frazione di Pescara) e 11 ad Accumoli.

Lacrime e macerie ovunque. Ingenti i danni a case, edifici pubblici, imprese, strade, beni culturali non solo nei tre Comuni, ma anche nei centri vicini, in Umbria (dove la stessa notte viene registrata una scossa di magnitudo 5.4 a Norcia) e in Abruzzo. I primi sfollati vengono accolti negli alberghi di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), lungo la costa. Viene stilato un elenco di 62 Comuni compresi nel cratere sismico. Il 4 ottobre 2016 a sorpresa papa Francesco visita le zone colpite: le sue immagini davanti alle rovine di Amatrice e di Pescara del Tronto fanno il giro del mondo. È il 26 ottobre quando altre due scosse con epicentro tra i Comuni di Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera devastano l’area dell’Appennino umbro-marchigiano. A Camerino un campanile si abbatte su una casa fortunatamente vuota: gli occupanti erano usciti dopo la prima scossa.

Un incubo infinito, che ritorna il 18 gennaio 2017 con quattro nuove, terribili scosse che fanno tremare la terra in Abruzzo, in provincia dell’Aquila: la prima alle 10:25 di magnitudo 5.1 con epicentro a Montereale; la seconda di magnitudo 5.5 alle 11:14 con epicentro a Capitignano; la terza alle 11:25 di 5.4 con epicentro a Pizzoli; la quarta di magnitudo 5.0 alle 14:33 con epicentro a Cagnano Amiterno. Ci sono altri danni e crolli, compreso quello del campanile della chiesa di Sant’Agostino a Amatrice. Siamo in pieno inverno e ci si mette anche il cattivo tempo, con le abbondanti nevicate, a peggiorare la situazione: una persona muore nel crollo di una stalla. Alle 17 e 40 una nuova tragedia: una valanga si abbatte sull’Hotel Rigopiano a Farindola, in provincia di Pescara, dove restano intrappolate 40 persone: saranno 11 i sopravvissuti, 29 le vittime. È l’11 aprile 2018 quando una scossa di magnitudo 4.6, la più potente dal novembre 2016 nel Maceratese, con epicentro a 2 chilometri da Muccia, sveglia gli abitanti che si riversano in strada. Ancora il 16 luglio 2021: due scosse di terremoto, la prima di magnitudo 2.6 e la seconda di 3.6 vengono registrate nella zona di Norcia dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Precedute, secondo alcuni testimoni, da un terribile boato. Un incubo, quello dei terremoti, che resta infinito: in Italia si registrano in media 20-25 terremoti distruttivi al secolo. Le armi a nostra disposizione, sottolineano gli esperti, restano due: “Migliorare le conoscenze scientifiche e diffondere la cultura della prevenzione”.

Come un’esplosione che non finiva mai, il terremoto che nel 2016 ha colpito al cuore il paese umbro di Norcia, ha sbriciolato i suoi simboli: su tutti la Basilica di San Benedetto, patrono d’Europa, fondatore della vita monastica cristiana in Occidente, padre del monachesimo europeo. La struttura che ha resistito nei secoli a tantissimi terremoti, è divenuta l’emblema della tragedia che ha sfregiato il volto dell’Umbria anche a Cascia, dove è crollata la facciata della chiesa di Santa Rita. Si sono staccati calcinacci nel Duomo di Orvieto, si sono aperte fessure nella torre di Civita di Bagnoregio, la scossa ha fatto tremare persino la basilica romana di San Paolo come la chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza. L’onda terribile del terremoto che ha attraversato e segnato con lesioni, più o meno gravi, tutto lo straordinario patrimonio artistico del centro Italia e il volto dei suoi millenari borghi, è giunta persino sul colle dell’Infinito di Leopardi. Ieri come oggi, c’è solo un modo per ricucire la ferita aperta nel cuore artistico e culturale dell’Italia, a volte più difficile della stessa ricostruzione: non dimenticare.

Nasce oggi

Diego Armando Maradona nato il 30 ottobre 1960 a Buenos Aires, Argentina. Il Pibe de oro è considerato uno dei calciatori più forti di tutti i tempi della storia del calcio. Campione del Mondo nel 1986 e vicecampione del mondo nel 1990 con la nazionale argentina, ha detto: “I rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli”.