Almanacco del giorno, 28 agosto 1963: il discorso del sogno di Martin Luther King

“Accantonò i fogli e iniziò a parlare a braccio”: storia e curiosità di un discorso inciso nel marmo vivo della storia

Martin Luther King alla marcia per i diritti a Washington

Martin Luther King alla marcia per i diritti a Washington

Firenze, 28 agosto 2021- Un’enorme festa per la libertà, con migliaia di persone animati dalla speranza che un giorno, la popolazione afroamericana, avrebbe goduto degli stessi diritti dei bianchi. Non poteva esserci miglior momento che l’alba di una nuova era per condividere un sogno. Martin Luther King deve aver chiesto l’identica cosa, per anni e anni. Spegnendo, prima da bambino, poi da ragazzo e da giovane uomo, anno dopo anno, le candeline della sua vita. Quel 28 agosto del 1963, era finalmente giunto il momento di esprimere quel desiderio davanti al mondo.

A Washington, davanti al Lincoln Memorial, si erano radunati quasi 300 mila manifestanti, giunti da ogni parte degli Stati Uniti, a conclusione di una manifestazione per i diritti civili nota come la ‘Marcia su Washington  per il lavoro e la libertà’. È stata in questa occasione che il pastore battista Martin Luther King, leader del movimento americano per i diritti civili, destinato a diventare il più giovane vincitore del premio Nobel per la pace, pronunciò dai gradini del Memorial il suo discorso più famoso: “I have a dream”, ‘Io ho un sogno’, in cui chiedeva la fine della discriminazione razziale e pari diritti per gli afroamericani. Fu uno dei momenti fondamentali della lotta per i diritti civili: 17 minuti, considerati dagli storici il più importante discorso politico americano del XX secolo, inciso nel marmo vivo della Storia.

Eccone un estratto: “Io ho un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia, i figli di coloro che furono schiavi e i figli di coloro che possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza”. “Io ho un sogno, che i miei quattro bambini possano un giorno vivere in una nazione in cui non saranno giudicati dal colore della pelle. Io ho un sogno, che un giorno in Alabama (…) i bambini neri e le bambine nere sapranno unire le mani con i bambini bianchi e le bambine bianche,come fratelli e sorelle. Io ho un sogno, oggi! Io ho un sogno, che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno spianati e i luoghi tortuosi raddrizzati. E la gloria del Signore si mostrerà e tutti gli esseri viventi, insieme, la vedranno. È questa la nostra speranza”.

I sogni, si sa, sono contagiosi. E da quel momento la lotta contro il razzismo e la segregazione razziale non è stata più la stessa. Grazie alla potenza di questo messaggio affidato ai posteri - uno dei più studiati della storia - ha trovato nuova forza e soprattutto un simbolo. Nel corso degli anni, esperti di comunicazione, linguisti, filosofi e teologi, lo hanno analizzato da qualsiasi prospettiva, per scoprire in quelle parole, nell’impianto retorico e nel tono, i segreti che hanno reso quel discorso immortale. In realtà, il vero segreto sta semplicemente nell’essere stato ispirato dal cuore. E chi si approccia a quel testo, non deve tralasciare il valore della spontaneità e dell’improvvisazione che ispirarono Martin Luther King in quel preciso momento. Diversi testimoni raccontano che è stata Mahalia Jackson, la cantante gospel che aveva aperto la manifestazione, ad aver urlato, ad un certo punto: “Parla del sogno, Martin! Parla del sogno!”. E fu così che, messi da parte i fogli, il reverendo King prese a parlare a braccio. Dietro le quinte, uno dei più stretti collaboratori di Kennedy era pronto a staccare i microfoni. Ma si racconta che proprio il Presidente americano, dopo aver ascoltato quelle parole e visto le immagini di King trionfante, presentato come il leader morale della nazione, abbia mormorato: “È dannatamente bravo”.

L’anno dopo, nel 1964, Martin Luther King ricevette il premio Nobel per la pace. Quattro anni più tardi, il 4 aprile del 1968, a Memphis, un colpo di fucile - alle 18.01 - fermava il cuore del profeta della non violenza, ma non la battaglia per i diritti. Perché, come si dirà in seguito: “Puoi uccidere il sognatore, ma non ucciderai mai il sogno”. Aveva 39 anni ed era in città per sostenere lo sciopero dei netturbini, costretti a lavorare in condizioni vergognose. Cosa è rimasto oggi di quel sogno? Se lo chiedono in tanti, e nel cuore di ciascuno è la risposta. Quanto a Martin Luther King, non ci resta che immaginarlo di nuovo bambino, all’alba della sua una nuova vita. Spegnere le candeline dei suoi nuovi anni ed esprimere un desiderio che, questa volta, non ci è dato sapere. Chiudere gli occhi e poi soffiare. Perché il vento porta sempre i sogni da qualche parte.

Nasce oggi

Shania Twain, nata il 28 agosto 1965 a Windsor, nell’Ontario. Cantautrice canadese, produttrice discografica e attrice, è un’icona della musica country. Soprannominata The Queen of Country Pop (La regina del country pop), con oltre 100 milioni di dischi venduti, è una dei musicisti con maggiori vendite e l’artista femminile ad aver avuto maggior successo nella storia della musica country. 

Maurizio Costanzo