Almanacco del giorno: 23 ottobre. Nel 1940 nasce Pelè, nel 2011 muore Marco Simoncelli

Una data storica e drammatica per il mondo dello sport

Pelè e Marco Simoncelli

Pelè e Marco Simoncelli

Firenze, 23 ottobre 2021 – Può essere una data allo stesso tempo storica e tragica, per motivi diametralmente opposti? Nel mondo dello sport ce n’è una in particolare, quella del 23 ottobre. In questo giorno, del 1940, nasceva a Tres Coracoes, Edson Arantes Do Nascimiento, per tutti Pelè. Destinato a regalare record - come le 1279 reti segnate in carriera e quello di essere l’unico calciatore ad aver vinto tre mondiali - e soprattutto sogni. Per ironia della sorta, in questo stesso giorno, ma del 2011, il mondo si ritrovò non più a festeggiare la Perla Nera, ma a piangere per un sogno spezzato troppo presto, a soli 24 anni: quello di Marco Simoncelli. Che sempre per ironia della sorte, a Sepang, sulla stessa pista dove il 19 ottobre 2008 aveva esultato per aver vinto il Mondiale delle 250, tre anni dopo trovò la morte. Pelè e Simoncelli: due persone, due caratteri, due generazioni diverse. Due vite per lo sport che però sono state in grado di andare oltre lo sport.

Gli 81 anni di Pelè

“Se il calcio non si fosse chiamato così, avrebbe dovuto essere denominato Pelè” disse un giorno lo scrittore Jorge Amado, interpretando il pensiero di 200 milioni di brasiliani. Generazioni di bambini, ragazzi e promesse del calcio, su un prato di periferia, in un cortile come in un campetto, hanno iniziato a tirare i primi calci al pallone proprio ispirandosi a Pelè. Il simbolo del football, figlio d’arte di un calciatore che ebbe poca fortuna, oggi compie 81 anni. Per lui si sono sprecate le iperboli. Atleta del secolo (assegnato dal Cio nel 1999), calciatore del secolo (ex aequo con Maradona), atleta più celebre della storia con Muhammad Alì. È stato intervistato e fotografato più di chiunque altro,  statisti e divi del cinema compresi, e nessuno sportivo ha avuto più spettatori di lui. È stato accolto da ‘Rei’ in 88 nazioni, ricevuto da 70 premier, 40 capi di Stato e tre Papi. Lo Scià di Persia lo aspettò tre ore in un aeroporto solo per potersi fare una foto con lui. Le guardie alle frontiera cinese si attirarono le ire del regime quando abbandonarono i loro posti per spostarsi a Hong Kong: e questo solo perchè avevano saputo che la Perla Nera si trovava quel giorno nella città-colonia. Ai tempi della guerra con il Biafra, in Nigeria venne dichiarata addirittura una tregua di 48 ore affinchè tutti, da entrambi gli schieramenti, potessero vederlo giocare. E che dire di quello che accadde in Colombia, quando Pelè venne espulso durante una partita? La folla invase il campo costringendo l’arbitro alla fuga, salvo tornare disciplinatamente sugli spalti quando il grande calciatore brasiliano fece ritorno in campo. Quando aveva 20 anni in Brasile venne dichiarato ‘tesoro nazionale’, e quindi fu proibita la sua cessione all’estero. Bauru, la città dove iniziò a giocare, gli ha dedicato una statua che sarebbe in grado addirittura di fare miracoli: c’è infatti chi sostiene di essere guarito solo toccandola. La sua leggenda è stata narrata in ben cento canzoni, due delle quali le incise lui stesso, nel 1969, assieme alla grande Elis Regina. Ma forse tutte queste cose insieme non lo raccontano come fa il gesto plastico della rovesciata nel film ‘Fuga per la vittoria’. Iperboli su iperboli, numerose quante i suoi gol: è per questo che in Brasile per il ‘O Rei’ del calcio scrivono ancora sui muri “Grazie di essere nato”.

10 anni senza ‘Sic’

Quel tragico 23 ottobre 2011, il mondo dello sport passa dalla gioia al lutto. Il motociclismo ha perso uno dei suoi più grandi e promettenti campioni. Marco Simoncelli, morto in gara, nel Gp della Malesia, dopo una scivolata che, invece di portarlo fuori dalla pista, lo ha trascinato sotto le ruote di Colin Edwards e di Valentino Rossi. Nato a Cattolica il 20 gennaio 1987, ma residente a Coriano in provincia di Rimini, Marco cominciò a correre giovanissimo, già a sette anni nelle minimoto. La sua passione per le due ruote venne sostenuta in ogni modo dalla famiglia, al punto che il padre Paolo arriverà a chiudere la sua attività commerciale pur di seguire la carriera del figlio. Non solo la chioma riccioluta, ma anche il fisico ha sempre contraddistinto il Sic. Troppo grande per la 125 e per la 250, e infatti in entrambe le categorie si è dovuto lavorare per costruire dei ‘codini’ più lunghi solo per lui. Identica cosa è stata fatta dalla Honda, per permettere a Marco di potersi stendere bene sulla moto in rettilineo. Simoncelli, per il paddock ‘il Sic’, divenne campione europeo della 125 nel 2002 e nello stesso anno debuttò nel mondiale.  Alla fine del campionato del 2004, decise il passaggio in 250. Le prime soddisfazioni arrivarono nel 2007, mentre il titolo iridato Marco lo conquisterà nel 2008, sulla pista di Sepang. Proprio quella del drammatico incidente del 23 ottobre, avvenuto tre anni dopo in Motogp, nel mezzo di una stagione dove aveva conquistato già due podi. Appassionato di carte da gioco, ogni occasione era buona per sfidare giornalisti e meccanici a Tressette, perché Simoncelli era così: spontaneo, schietto, disponibile. Il suo carattere da combattente lo ha sempre contraddistinto nei duelli in moto. Famosa la frase del suo amico rivale Valentino Rossi, che di Marco disse: “Fare un duello con lui è come andare a fare a botte con uno più grande di te, sai che le prendi”.

Di sport non solo si vive. Quando quella passione diventa più forte di tutto, allora la vita la si può anche perdere, senza rimpianti. Non l’affetto, quello mai. Che non solo non può essere scalfito, ma è destinato a rimanere eterno, e intatto, anzi ad aumentare, nel cuore dei fan. Per Pelè come per Simoncelli. Per tutto ciò che hanno rappresentato questi due grandi, immortali campioni dentro e fuori la pista o il campo di calcio. Ieri come oggi. Anche adesso che la leggenda brasiliana è in sedia a rotelle, e ha perso tanti dei quei sorrisi che avevano fatto innamorare il mondo di pari passo coi suoi gol. Anche adesso che quelli di Sic sono fermi nel tempo, incorniciati nelle foto dei suoi vent’anni. Per sempre giovani come lui.

Nasce oggi

Gianni Rodari nato il 23 ottobre 1920 a Omegna, Piemonte. Scrittore, pedagogista, giornalista e poeta, specializzato in letteratura per l’infanzia, le sue opere sono state tradotte in molte lingue, ed è ritenuto tra i più importanti scrittori per ragazzi del XX secolo. ‘L’anno nuovo’ è una delle sue poesie: “Indovinami, Indovino/ tu che leggi nel destino/ L’anno nuovo come sarà?/ Bello, brutto o metà e metà?/ Trovo stampato nei miei libroni/che avrà di certo quattro stagioni/ Dodici mesi, ciascuno al suo posto/ un Carnevale e un Ferragosto/ E il giorno dopo il lunedì/ sarà sempre un martedì/ Di più, per ora, scritto non trovo/ nel destino dell’anno nuovo/ Per il resto, anche quest’anno/ sarà come gli uomini lo faranno.

 

Maurizio Costanzo