Almanacco del giorno: 19 novembre 2001, uccisa Maria Grazia Cutuli. Martire della verità

Il mestiere di scrivere l’aveva portata in Afghanistan, dove ha perso la vita giovanissima in un barbaro agguato. Più che un mestiere una missione, un’urgenza: consegnarsi al destino per cercare la verità e raccontarla

Maria Grazia Cutuli

Maria Grazia Cutuli

Firenze, 19 novembre 2021 - Qualcuno ha definito i tanti, troppi giornalisti uccisi nel mondo mentre facevano il loro lavoro: i ‘martiri della verità’. Messi a tacere per sempre, perché non svelassero le trame scellerate di guerre, terrorismo, associazioni mafiose. Delatori da sopprimere, solo perché, con il loro coraggio, si erano opposti a chi invece voleva occultare la realtà. Come soldati, hanno scelto la trincea per esercitare il difficile mestiere di scrivere. Più che un mestiere una missione, un’urgenza. Ma a differenza dei soldati, hanno scelto di far guerra alle guerre non coi fucili, ma con la penna e l’inchiostro. ‘Armi’ da sempre tra le più potenti e temute, perché capaci di abbattere regimi, smascherare intrighi, smuovere coscienze. Tra questi soldati speciali, senza muscoli in mostra nè uniformi mimetiche, c’era Maria Grazia Cutuli, lunghi capelli rossi, fisico minuto. Coraggiosa, determinata, altruista.

Era nata a Catania, e proprio nella sua Sicilia aveva mosso i primi passi come giornalista. Aveva percorso tutta la difficile strada del precariato ma la sua passione era stata più forte di tutto. Alla fine, dopo aver portato i suoi sogni e il suo valore a Milano, come inviata del Corriere della Sera era partita verso il Medio Oriente. All’indomani della strage delle Torri Gemelle, col mondo sotto attacco e pronto alla guerra.  Il 19 novembre 2001 venne barbaramente uccisa in Afghanistan assieme ad altri tre giornalisti: l’australiano Harry Burton e l’afghano Azizullah Haidari, entrambi corrispondenti Reuters, e lo spagnolo Julio Fuentes, giornalista del ‘Mundo’. Alle 5.30 del mattino di quella tragica giornata, venti giornalisti salirono a bordo di otto veicoli. Partirono insieme da Jalalabad diretti verso la capitale afghana. In testa c’era la Toyota Corolla con a bordo Maria Grazia. “Durante il viaggio l’atmosfera era rilassata. Julio dormicchiava, Maria fumava e mangiava pistacchi. Ci fermammo solo una volta: lei fotografava i cammelli - racconterà l’autista che li accompagnava -. C’erano altre auto di giornalisti, ma non era una colonna organizzata, ognuno andava alla velocità che preferiva. Viaggiammo a circa quaranta chilometri all’ora nella zona di Surobi. Alle 11.30 siamo stati fermati da otto uomini armati”.

Dovevano percorrere 140 chilometri di strada sconnessa e tortuosa, affascinante e selvaggia. A un certo punto quella carovana di automobili si frammentò, cosa che favorì i piani degli assassini. A settanta chilometri da Kabul, poco prima di un piccolo ponte in cemento e pietra, era appostata la banda che mise fine a quel viaggio. Uomini armati bloccarono le due automobili con a bordo Fuentes, Cutuli, Burton e Haidari. I giornalisti furono fatti scendere e obbligati ad allontanarsi fino all’angolo della montagna. Maria Grazia cadde a terra, colpita probabilmente da una pietra lanciata da un attentatore. Il commando uccise i quattro giornalisti a colpi di kalashnikov. Tutto è avvenuto in meno di cinque minuti. Uno degli assassini rubò anche alcuni oggetti personali della giornalista: la borsa, un computer portatile, una macchina fotografica.

Il resto è noto alle cronache: le indagini sull’agguato, il processo, le condanne. Storia che ha consegnato ad ogni presente l’ultimo articolo di Maria Grazia, in cui parlava della scoperta di un deposito di gas nervino nella base di Osama bin Laden. È storia che guarda anche al futuro, coi premi giornalistici che portano il suo nome, con la Fondazione a lei dedicata, che  lavora incessantemente per mantenerne vivo il ricordo. Con la ‘Maria Grazia Cutuli School’, dove bambini e bambine studiano ogni giorno nel villaggio di Kush Rod, per costruire un Afghanistan di pace e giustizia. Ogni giorno scrivono qualcosa, mettendo una parola dietro l’altra, su un quaderno che è uno snodo tra una vita e un’altra. Parole che, in memoria di Maria Grazia, vengono fuori, e pagina dopo pagina diventano più fluide e sempre più sicure. Fino a diventare esatte e così potenti da cambiare per sempre e in meglio il destino di ciascuno di questi bambini.

Il Comune di Milano ha iscritto il nome di Maria Grazia Cutuli nel Famedio, il tempio che custodisce la memoria dei personaggi illustri. Uno di quei momenti in cui viene da chiedersi: quanti nomi ancora? prima di ricordarne uno. Maria Grazia riposa nel cimitero di Santa Venerina, un comune vicino Catania. Sepolta come tutti i ‘martiri della verità’, assieme alle loro storie ancora da raccontare, e a tutte le parole scomode che non scriveranno più. Aveva e avrà per sempre 39 anni. Se al crepuscolo almeno, ci fosse, dietro a tutta quella quiete, e a quegli occhi che ci guardano in silenzio, un mare sempre in movimento. Con un’alba ancora, da qualche parte.

Nasce oggi

Meg Ryan nata il 19 novembre 1961 a Fairfield, Connecticut. Attrice, modella e produttrice cinematografica statunitense, celebre per essere la protagonista di molte commedie romantiche di successo internazionale, nella sua carriera è stata insignita di importanti riconoscimenti ed è stata candidata al Golden Globe e al David di Donatello per il film ‘Harry, ti presento Sally’.