Almanacco del giorno: 4 gennaio 2015, muore Pino Daniele. La voce di Napoli

È stato il protagonista di una rivoluzione musicale, impegnato nella continua ricerca di conciliare culture diverse sullo stesso spartito

Pino Daniele

Pino Daniele

Firenze, 4 gennaio 2022 - Il 31 dicembre del 2014 aveva partecipato al Capodanno di Rai1, in quella che è stata la sua ultima esibizione. Una festa in cui augurarsi ogni bene per l’anno nuovo. Ma pochi giorni dopo, la sera del 4 gennaio 2015, Pino Daniele se n’è andato improvvisamente, tradito dal suo cuore malandato.

In pochi minuti, il dolore collettivo si è moltiplicato allargandosi a macchia d’olio sui social, coinvolgendo amici, colleghi e tantissimi fan sotto shock. Non è mai facile raccontare Napoli, con le sue luci e la sue ombre, ma lui c’è riuscito come pochi, dedicando un ‘inno immortale’ alla sua città, di cui rimarrà per sempre un simbolo e uno dei suoi figli più cari. La sua morte improvvisa, come spesso capita, si lascia dietro una scia di coincidenze: il suo ultimo tour, concluso proprio pochi prima, era stato dedicato alla reunion della band di ‘Nero a metá’, non solo uno degli episodi più felici della sua carriera, ma senza dubbio uno degli eventi storici della storia della nostra musica dal vivo. Stava lavorando a un nuovo album che, nelle sue parole, avrebbe dovuto essere “molto acustico”. A marzo avrebbe compiuto 60 anni, e proprio di questo traguardo anagrafico aveva parlato nel corso della puntata di ‘Canzone’ andata in onda su Rai1 il 30 dicembre.

Pino Daniele è stato soprattutto il protagonista di un’autentica rivoluzione musicale. Quando nel 1977 uscì ‘Terra Mia’, il pubblico grazie a lui scoprì un nuovo modo di fare musica d’autore. In quegli anni Napoli era uno dei centri propulsori della creatività, era l’epoca del Napoletan Power e Pino Daniele, con la sua voce inconfondibile, la sua abilità di chitarrista e l’ironia dei suoi testi ne era diventato il leader incontrastato. Fin dall’inizio il suo progetto è stato chiaro: fondere la grande tradizione della canzone napoletana e gli elementi della musica del Mediterraneo con le sue grandi passioni, il blues, il jazz, il soul e il funky, pescando nei dischi dei suoi idoli, Jeff Beck, Carlos Santana, Pat Metheny, Eric Clapton, ma anche Paco de Lucia e Frank Zappa: “sono diventato pazzo ascoltando Over Night Sensation” raccontava. E mentre venivano pubblicati in serie album capolavoro e uscivano canzoni tra le più belle della nostra storia, l’Italia scopriva una nuova figura di artista star, un napoletano ‘nero a metà’, che scalava le classifiche con brani molto simili ai grandi prodotti della musica internazionale.

Nella sua carriera ha collaborato con buona parte dei più importanti artisti italiani e con figure come Chick Corea, Wayne Shorter, Gato Barbieri. Il suo amato Eric Clapton lo invitò a suonare al suo festival a Chicago, accanto ai migliori chitarristi in circolazione.  E poi l’incontro e la grande amicizia con un altro grande napoletano che se n’è andato troppo presto, Massimo Troisi. Pino Daniele scrisse le musiche per i primi tre film dell’amico, toccando con ‘Quando’, che chiudeva ‘Pensavo fosse amore e invece era un calesse’, uno dei vertici della nostra canzone.  Dalla fine degli anni '70 ci sono generazioni intere cresciute coi suoi dischi e i suoi concerti. Frasi e titoli delle sue canzoni fanno ormai parte da tempo del linguaggio comune. Senza contare che, con la sua continua ricerca di conciliare culture diverse sullo spartito, è diventato un modello di apertura mentale e tolleranza. La grande lezione di un grande napoletano, che ha messo in musica la filosofia antica di un popolo, e si è fatto ascoltare con la sua voce in falsetto, sottile e imperitura. Senza mai urlare.

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Roberto Speranza nato il 4 gennaio 1979 a Potenza. È l’attuale Ministro della Salute nel governo presieduto da Mario Draghi.

Maurizio Costanzo