Almanacco del giorno: 14 novembre 1951, il Po inghiotte il Polesine. La grande alluvione

Passò alla storia come la madre di tutte le catastrofi naturali del nostro Paese e fu causa di uno dei più grandi decrementi demografici della storia d’Italia

L'alluvione del Polesine

L'alluvione del Polesine

Firenze, 14 novembre 2021 - Un vero e proprio diluvio in terra, causa di uno dei più grandi decrementi demografici della storia d’Italia, passato alla storia come la madre di tutte le catastrofi naturali del nostro Paese. Tutto era cominciato un mese prima, a ottobre, quando un afflusso d’aria fredda atlantica si scontrò con un fronte caldo proveniente dal Nordafrica. Una prima forte perturbazione interessò prima il Sud provocando morte e distruzione, poi iniziò a martellare il Nord, con piogge che ingrossarono tutti gli affluenti del Po. Piovve ininterrottamente  per sei giorni di fila, dal 6 al 12 novembre. Il cielo era plumbeo, spaventoso. Poi all’improvviso, quasi per un beffardo scherzo del destino, il 13 novembre, alla vigilia del disastro, spuntò il sole.

Se alcuni abitanti e sindaci ne approfittarono per lavorare freneticamente per alzare gli argini per evitare le tracimazioni, tra le popolazioni dei Comuni di monte, scoraggiate e impaurite anche da false notizie, come quella che il Po avesse già rotto gli argini a Bergantino, i più avevano caricato tutte le loro cose sui carri, legato mucche e maiali in lunghe file e si preparavano a fuggire. All’epoca non c’erano i telefoni in casa, dunque nessuno avrebbe mai avvisato quei contadini della catastrofe imminente. E non esisteva ancora la Protezione Civile. Quando la radio, verso le 11 della sera, passò la notizia che “il Po ha rotto gli argini a Malcantone di Occhiobello”, per gli abitanti del Polesine non c’era già più nulla da fare. L’alluvione si sarebbe abbattuta poco dopo su case, stalle e campagne, sommergendo con metri d’acqua due terzi del territorio rodigino. Quel 14 novembre 1951, il Po aveva smesso di sembrare un placido fiume per diventare qualcos’altro: un mare agitato da onde scure e fangose, uno Stige infernale.

Dopo le tre rotte principali - a Paviole di Canaro, a Bosco e l’ultima a Malcantone di Occhiobello – gli idrometri misurarono un immediato effetto ‘svuotamento’ del fiume, come se una un’enorme vasca troppo colma si fosse bucata all’improvviso. Due terzi del flusso del Po uscì dagli argini, inondando campagne e paesi, finendo per allagare 100mila ettari di terreno. Il bilancio di quel disastro sembra un bollettino di guerra: un centinaio le vittime, 200mila i senzatetto, 700 le case distrutte e un numero imprecisato di animali affogati.

Come per ogni catastrofe di questo tipo, ci fu una sottovalutazione storica dei problemi idraulici del territorio, il cui destino economico e sociale venne segnato per molto tempo. Le zone alluvionate registrarono infatti nel decennio successivo una perdita di ben 80mila residenti. Tragedia nella tragedia: era arrivato un camion da Rovigo per recuperare le famiglie nelle case più isolate. Una novantina di fuggiaschi salirono a bordo, ma il mezzo venne inghiottito dall’acqua a Frassinelle. Del centinaio di vittime di quel diluvio, 84 persero la vita proprio in quello che venne poi chiamato il ‘camion della morte’.

Nasce oggi

Carlo Emilio Gadda nato il 14 novembre 1893 a Milano. È stato uno dei più grandi scrittori e poeti italiani. Ha detto: “L’istante occupa uno stretto spazio fra la speranza e il rimpianto, ed è lo spazio della vita”.