Almanacco del giorno: 3 agosto 1778, inaugurata la Scala. Dopo un delitto e un incendio

Storia, curiosità e leggenda del teatro d’opera più famoso al mondo nato da un desiderio ambizioso e dalle ceneri del Teatro Ducale

Il teatro alla Scala

Il teatro alla Scala

Firenze, 3 agosto 2021 - Il 3 agosto del 1778 è una data storica non solo per Milano e l’Italia, ma per il mondo intero. Venne infatti inaugurato il tempio dell’opera per eccellenza: il Nuovo Regio Ducal Teatro alla Scala, il cui nome deriva dal luogo sul quale il teatro venne edificato: il sito della chiesa di Santa Maria alla Scala. La sera della sua inaugurazione, il sipario si aprì con l’esecuzione dell’opera ‘L’Europa riconosciuta’, composta per l’occasione da Antonio Salieri. Ma prima che la Scala sorgesse, lo scettro del più importante teatro della città era del Regio Ducale Teatro, situato nel cortile di Palazzo Reale. Che due anni prima però, nel 1776, andò distrutto in un incendio divampato durante una festa di Carnevale.

Alla base del rogo pare ci fosse un delitto passionale provocato dall’Arciduca. Secondo la leggenda, Maria Beatrice D’Este coltivava una clandestina storia d’amore con un giovane milanese rampollo di una nobile famiglia, Giacomo Sannazzari. Per questa ragione, accecato dalla gelosia, l’Arciduca Ferdinando d’Austria, dopo aver intercettato un messaggio della moglie che dava appuntamento all’amante nel teatro deserto, per vendicarsi fece chiudere le porte e diede fuoco all’edificio. Contrariamente ai piani però, il giovane rinchiuso non era l’amante Sannazzari, bensì un suo amico che si era nascosto nel teatro per fare uno scherzo alla contessa. Certo è che, dal quel momento, e per due anni, la città fu priva del suo centro culturale per eccellenza, sede dell’opera e del balletto meneghino.

Fu allora che le 90 famiglie facoltose di Milano che possedevano un palco, già finanziatori della costruzione del Regio Ducale, chiesero di poter costruire un nuovo teatro, la Scala. L’Imperatrice Maria Teresa d’Austria mise a disposizione un nuovo terreno nel luogo dove prima sorgeva la chiesa di Santa Maria alla Scala, da cui il tempio dell’opera prese il nome. La stessa imperatrice era stata perentoria: avrebbe dovuto essere “il teatro più grande del mondo”. E infatti la Scala divenne un modello non solo per i teatri italiani, ma anche per quelli europei, al punto che la stessa Opera di Vienna venne costruita sul suo esempio. Realizzato su progetto dell’architetto neoclassico Giuseppe Piermarini, aveva circa 3mila posti a sedere disposti a ferro di cavallo su quattro ordini di palchi, e godeva al suo interno di una taverna, un’enoteca, e anche di un portico pensato per permettere agli ospiti di giungere in carrozza fino alle porte del teatro.  Sia nel riscaldamento che nell’illuminazione, il tempio dell’opera milanese ha potuto contare, nella sua storia, su tecnologie all’avanguardia. L’elettricità, promossa dall’azienda italiana Edison, fece il suo ingresso la notte di Santo Stefano del 1883. Venne così sostituita l’illuminazione ad olio con l’energia elettrica, e ciò valse alla Scala un altro primato: quello di essere il primo edificio in Europa ad essere illuminato in tale modo. Questo cambiamento avvenne anche per il timore ossessivo che un nuovo incendio potesse trasformare in cenere anche questo teatro, al punto che, per diversi anni, quattro pompieri rimasero in servizio permanente all’interno della Scala.

In cambio del supporto economico grazie al quale il teatro venne edificato, agli aristocratici vennero concesse le proprietà di palchi. Cene, affari, scandali e storie d’amore si consumarono per anni nei palchi privati, dove la nobiltà trascorreva ore e ore. La Scala divenne per anni un salotto buono dove l’alta società si ritrovava non solo per ascoltare l’opera, ma anche per discutere dei propri affari: presso la buca si teneva ogni tipo di transazione commerciale, dalla vendita di cavalli alle speculazioni finanziarie. Tutto cambiò con l’arrivo di Napoleone, che aprì al popolo per le prime volte le porte della Scala organizzando il primo evento pubblico e gratuito per la città. Il conquistatore infatti, appena giunto a Milano, fece organizzare la rappresentazione della Marsigliese in un teatro rinnovato, col palco reale smantellato e senza più stemmi delle casate nobiliari sui palchi. Da quel momento in poi, il teatro era diventato un luogo per tutti.

Il palcoscenico milanese ospitò i più grandi nomi, come il giovane Giuseppe Verdi. Negli anni andò incontro a modifiche, venne ristrutturato e ampliato, in platea i posti vennero numerati e i prezzi dei biglietti furono ridotti. Non mancarono i momenti difficili, come i mesi di chiusura durante la Prima Guerra Mondiale. Ma è proprio dal palcoscenico della Scala che venne annunciata la fine della partecipazione italiana al conflitto. Un altro colpo inferto all’aristocrazia avvenne quando la Scala smise poi di sostenersi attraverso le loro donazioni, divenendo un ente autonomo. Nell’album dei ricordi che hanno fatto la storia, c’è un’immagine e una data di riapertura: quella dell’11 maggio del 1946 che segnò il ritorno di Arturo Toscanini, già direttore della Scala, fuggito durante gli anni del fascismo. Il suo era un rendere omaggio alla città dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale: ad ascoltare l’ouverture de La Gazza Ladra di Rossini, un teatro stracolmo di cinquemila persone e una Milano che aveva affollato le strade circostanti e la piazza: all’esterno oltre quarantamila cittadini. E addirittura in milioni sintonizzati alla radio per ascoltare Toscanini.

Questa storia d’eccellenza arriva fino ai nostri giorni: il palcoscenico milanese della Scala è stato calcato dai principali artisti nel campo internazionale dell’opera, del balletto e della musica classica. Direttori d’orchestra, cantanti lirici, ballerini: da Maria Callas a Franco Zeffirelli, da Giorgio Strehler a Carla Fracci, da Arturo Toscanini a Riccardo Muti, da Giuseppe Verdi a Luciano Pavarotti , passando per Luchino Visconti, Rudolf Nureyev, Riccardo Chailly e Roberto Bolle. Da quel 3 agosto del 1778, la Scala conobbe uno splendore senza fine: che lo consacrò prestigioso luogo di culto delle arti e teatro d’opera più famoso al mondo.

Nasce oggi

Skin, nata il 3 agosto 1967 a Brixton, Londra. Pseudonimo di Deborah Anne Dyer, la cantante britannica ha milioni di fan e la sua è considerata una delle più belle voci al mondo. Ha detto: “Ballare è un atto spirituale: è essere felici seguendo un certo ritmo”.