«Aggrediti, sequestrati e sfruttati. Questa è la vita del medico fiscale»

Dopo l’episodio di Castelfranco, la categoria si ribella: «Non è vita»

Un medico impegnato in una visita fiscale (foto d’archivio)

Un medico impegnato in una visita fiscale (foto d’archivio)

Castelfranco, 7 agosto 2018 - Nessun tipo di tutela: niente ferie, malattie non pagate e contributi da versare autonomamente. E se quel giorno non vi sono visite da effettuare? Beh, allora la paga è pari zero. «Siamo medici è vero, ma il nostro contratto con l’Inps è peggiore rispetto anche a quello dei rider». La denuncia al nostro giornale è quella della dottoressa Rossella Cascetta, medico umbro che parla a nome di altri 88 colleghi della Toscana e non solo, tutti medici fiscali: «Sono l’amministratore di un gruppo Facebook ad hoc e, dopo gli ultimi episodi la nostra pazienza si è ormai esaurita».

Si spieghi.

«Mi riferisco all’aggressione subita a Castelfranco del nostro collega Pino Balestra. Siamo tutti sotto choc. Un gravissimo caso che si inserisce in un problema ancor più complesso».

Perché?

«Un medico fiscale aggredito? Non è un caso. La nostra è una professione a rischio».

Avete subito altre aggressioni?

«Sì. Numerose. Un mio collega, qualche mese fa, è stata ricevuto a casa da una persona armata da fucile. Io, invece, sono stata sequestrata nell’abitazione da una guardia giurata. Pretendeva un certificato di malattia di cui non aveva alcun diritto. Così ha chiuso la porta a chiave ed è andato a prendere una pistola. Si rende conto? Un’altra nostra collega è stata minacciata tanto pesantemente che ha dovuto chiamare i carabinieri per poi tornare a fare la visita nella stessa abitazione. Così, qualcuno può pensare: ‘Bene, almeno, questi dottori saranno tutelati in qualche misura’. E invece, macché...».

In che senso?

«Non ci vengono pagati i contributi. Non abbiamo diritto alla malattia. Non godiamo di ferie. Non ci viene riconosciuta la reperibilità. Possiamo trascorrere intere giornate di fronte al computer senza che l’Inps ci invii a svolgere una sola visita. E senza visite il nostro stipendio è zero. Se poi ci facciamo male...».

Che accade?

«Durante un servizio a Pisa, una nostra collega si è rotta la caviglia. Il risultato? Da aprile è a casa e non guadagna una Lira».

Come è possibile?

«Ci avevano promesso un contratto statale ma l’Inps per ora non vuol stabilizzarci nonostante che lo preveda la legge. Il nostro è un lavoro a rischio e siamo sfruttati. Ma a nessuno sembra importare qualcosa...».

Che cosa ne pensa dell’aggressione subita dal suo collega Balestra?

«Entriamo nelle case delle persone e non sempre siamo ben accolti, questo lo sappiamo. Ma siamo dei pubblici ufficiali. L’aggressione subita da Balestra ci indigna e ci addolora. Si tratta di un professionista esemplare e di una persona squisita a cui vanno i nostri migliori auguri di pronta guarigione».