Ottobre, mese dell'affido: come accogliere un minore in famiglia

Possono diventare affidatari famiglie, coppie, persone singole che siano disponibili, anche affettivamente, a prendersi cura per un periodo di tempo di un bambino o un adolscente

Affido minori

Affido minori

Roma, 16 ottobre 2021 – Sono quasi 28mila i minori che vivono fuori dalla loro famiglia. Secondo l'ultimo report dell'Istituto degli Innocenti, al 31 dicembre 2019 in Italia erano 13.555 i minori in affidamento familiare, l'1,4 per mille della popolazione minorile residente nel nostro Paese, oltre a 14.053 bambini accolti in servizi residenziali per minorenni. Ottobre è il mese dell'affido e i Comuni stanno portando avanti campagne di sensibilizzazione perché sul tema c'è molta confusione. L'affidamento di un minore, quindi accoglierlo presso la propria abitazione per il periodo in cui il suo nucleo familiare di origine si trova in difficoltà, è uno strumento importante per la tutela dell'infanzia e dell'adolescenza dei ragazzi. Ecco, in dettaglio, cos'è l'affido familiare e come funziona.

Cos'è l'affido familiare E' un'istituzione che si basa su un provvedimento temporaneo che si rivolge a bambini e ragazzi fino ai diciotto anni di nazionalità italiana o straniera, che si trovano in situazioni di instabilità familiare. Grazie all'affido, il minore viene accolto presso una famiglia che ne fa richiesta. La famiglia che lo accoglie assicura così a una risposta ai suoi bisogni affettivi ed educativi per il periodo di tempo necessario ad un cambiamento positivo della sua famiglia di origine. Diversamente dall'adozione, infatti, l'affidamento familiare è temporaneo e prevede il rientro del minore nella sua famiglia.

Chi può diventare affidatario Possono diventare affidatari famiglie, coppie, persone singole che siano disponibili affettivamente e abbiano la volontà di sostenere un bambino o un ragazzo per un periodo di tempo. Tutta la famiglia, figli compresi, è coinvolta nell’esperienza dell’affido. Come si diventa affidatari Le persone che vogliono diventare affidatarie dvono rivolgersi al Centro affidi del Comune in cui sono residenti, offrendo la propria disponibilità. Solitamente il percorso inizia con un incontro informativo con famiglie o singoli che si rendono disponibili, al quale segue un corso di formazione. Se poi s'intende proseguire nel percorso, saranno fatti dei colloqui individuali e di coppia, con tutti i componenti del nucleo familiare che si propone per l'affido. Successivamente, un operatore del centro affidi, di solito l'assistente sociale o lo psicologo, effettua una visita domiciliare per conoscere l'ambiente che accoglierà il minore. Al termine di qusto percorso, i nominativi saranno inseriti nella banca dati del Centro affidi in attesa di una richiesta che risponda alla disponibilità data.

Compiti della famiglia affidataria Per tutto il periodo dell'affidamento, oltre ad accogliere il minore nell'abitazione, la famiglia affidataria dovrà provvedere alla sua cura, al suo mantenimento, alla sua educazione e istruzione assumendo le necessarie attenzioni psicologiche, affettive e materiali; garantire il rispetto della storia del minore, delle sue relazioni significative, dei suoi affetti e della sua identità culturale, sociale e religiosa; assicurare la massima riservatezza circa la situazione del minore e della sua famiglia di origine; curare e mantenere i rapporti con la famiglia di origine e con tutti gli altri soggetti coinvolti, agevolando il rientro del minore nella propria famiglia, secondo le indicazioni contenute nel progetto di affidamento; partecipare agli incontri di verifica sull’affidamento predisposti nel tempo dai servizi, secondo le modalità e le scadenze specificate nel progetto; partecipare alle attività di sostegno e formazione svolte dal servizio preposto all’affidamento e di promozione di una cultura dell’infanzia per realizzare i progetti di protezione e tutela del minore.

Quanto dura l’affidamento L’affidamento ha una natura temporanea e dura il tempo necessario affinché la famiglia possa risolvere e superare i problemi che hanno determinato l’allontanamento del bambino o dell’adolescente.