
Maglia azzurra della Nazionale di calcio
Firenze, 6 gennaio 2022 - Vestire un giorno la maglia Azzurra è il sogno di ogni bambino italiano. Ma quand’è stata la prima volta che la Nazionale si presentò indossando questo colore? Esattamente 111 anni fa, proprio il giorno dell’Epifania, durante la partita Italia-Ungheria che si giocò a Milano il 6 gennaio 1911.
In realtà, prima di quest’esordio, la nostra Nazionale aveva già disputato due partite indossando un completo bianco. Ma poiché quel colore lo portavano anche i magiari, l’Italia scelse per la terza gara della sua storia l’azzurro caro a Casa Savoia, e da quel momento non lo lasciò più. Certo, nel corso di questo secolo di grandi emozioni la maglia Azzurra ha avuto mille fogge, lo scudetto sabaudo o quello tricolore sul petto. Ma il colore no, quello è rimasto sempre lo stesso, con qualche piccola eccezione: due sole volte è stata sostituito dalla casacca nera, a Francia ‘38. E anche il verde scelto per la terza maglia di Euro 2000 ha una storia antica, che risale addirittura all’amichevole Italia-Argentina giocata il 5 dicembre 1954.
Anche quando gli avversari portavano a ripiegare sulla seconda maglia, ossia quella bianca, per non creare confusione cromatica in campo, uno sprazzo d’azzurro c’è sempre stato. Come la striscia sul petto usata dagli eroi di Mexico ‘70, o il calzettone in tinta di innumerevoli battaglie sportive. Quell’azzurro l’hanno vestito i campioni di quattro Mondiali vinti, in Italia la prima volta nel ‘34 e subito dopo in Francia, con la doppietta del ct Vittorio Pozzo, e ancora i ragazzi di Bearzot a Spagna ‘82 e quelli di Lippi per Germania 2006. Capitan Facchetti nell’europeo vinto nel ‘68, e poi Rivera, Mazzola, Burgnich e gli altri nella mitica semifinale dell’Atzeca, Italia-Germania 4-3, o nella finale persa col Brasile. E ancora Roberto Baggio nell’altra finale sfuggita ai rigori a Pasadena di Usa ‘94. Fino al trionfo dei ragazzi capitanati dal ct Roberto Mancini a Euro 2020.
L’Italia è stata l’ultima, tra le grandi nazionali, a cedere alle lusinghe degli sponsor. Quando a Francia ‘98 Coni e Federcalcio accettarono di stampare il logo della ditta che di volta in volta forniva le nuove divise, ci fu quasi una sollevazione nazionale. “È come un tricolore, non si può commercializzare”, disse l’ex ct Azeglio Vicini. È andata così, ma i nuovi tempi non hanno comunque sottratto nulla al fascino della nostra maglia. E difatti, quando in campo sono scesi Giuseppe Milano, primo capitano con quel colore Savoia, o Peppino Meazza, Gigi Riva o capitan Cannavaro nella notte di Berlino, Paolo Rossi come Roberto Baggio, pareva aprirsi davvero sul campo verde uno sprazzo di cielo. E non è un caso che il mondo oggi chiama Azzurri non solo i calciatori, ma anche i nostri atleti di tutti gli altri sport.
Nasce oggi
Nek (pseudonimo di Filippo Neviani) nato il 6 gennaio 1972 a Sassuolo. Cantautore e polistrumentista di fama e successo mondiale. Ha detto: “Anche il dolore serve a crescere, ti aiuta a distinguere le cose veramente importanti da quelle inutili. Prima o poi capitata a tutti di soffrire, di cadere, perdere le forze e voler mollare tutto, ma se riponi la tua fiducia in Qualcuno di superiore trovi sempre la forza per rialzarti”.