Firenze, 28 marzo 2014 -  Centinaia e centinaia di biopsie senza referto. La scorsa settimana, per cause ancora in via di accertamento, alla struttura operativa di Istologia patologica e diagnostica molecolare di Careggi sono stati perduti i frammenti di tessuto già pronti per essere analizzati.

 

Un problema enorme che va a colpire una categoria di pazienti particolarmente fragile: si tratta di persone che aspettano (è scontato immaginare con quanta apprensione) di sapere se hanno un tumore o di conoscere di che tipo è per poterlo aggredire con la terapia più appropriata. Dopo il danno, gli operatori della struttura, con un lavoro certosino, sono riusciti a recuperare buona parte dei tessuti andati persi. Ma non tutti. Quando arriva un frammento di tessuto, prima di essere studiato, viene sezionato: una piccola parte viene sottoposta a un trattamento con preparati specifici, reagenti che ne cambiano il colore, dopodiché viene analizzata. Di solito, viene conservato il pezzetto di tessuto da cui è stato preso il frammento. A meno che il reperto non sia in quantità insufficiente. Così è avvenuto per il recupero.

 

Ma ora l’azienda ospedaliero universitaria di Careggi dovrà comunicare ai pazienti che non potranno ricevere una risposta, che dovranno nuovamente sottoporsi alla biopsia. Per fortuna una corposa parte dei reperti perduti era composta da pap test, esami che vengono eseguiti sui liquidi. Ma se c’erano, tra i frammenti che non è stato possibile recuperare, tessuti prelevati nel corso di un intervento chirurgico, il problema si ingigantisce.


Non è la prima volta che il caso biopsie, a Firenze, finisce all’attenzione dei media. Per il problema delle lunghe attese, già nel 2009, l’allora assessore al diritto alla salute regionale Enrico Rossi, scoprendo che più di qualcuno restava in attesa del referto di un esame istologico anche due mesi, si infuriò e propose di mandare alcuni reperti a Massa Carrara per farli analizzare dai patologi di quella Asl. Un’idea che morì ben presto dando però il via a una delibera regionale che impone tempi precisi per le risposte: da 3 a 5 giorni per la citologia diagnostica (pap test e ricerca del sedimento urinario), 8-10 giorni per l’istologia leggera (prelievi di tessuti come la cute), 10-15 giorni oppure l’istologia complessa, in cui i prelievi vengono fatti durante gli interventi chirurgici. Non sempre questi tempi sono stati rispettati. Negli ultimi tempi le risposte erano più celeri. Ma a Careggi vengono fatti circa 35mila prelievi all’anno: una mole di lavoro che si traduce in cento analisi al giorno da effettuare.


Le attese, in questo campo, vengono difficilmente digerite, soprattutto in una regione che ha fatto di prevenzione oncologica e oncologia — giustamente — priorità assoluta. Sulle attese balla il ruolo del privato che in questo settore ha tempi molto più rapidi. Le biopsie vengono effettuate anche nelle strutture sanitarie pubbliche, dove si fa intramoenia. Chi paga, nel giro di tre giorni, ottiene il risultato dell’esame. Diversamente, nel pubblico, e’ necessario un mese di tempo.
In questo caso, però, l’attesa non c’entra. E nemmeno il servizio pubblico o privato. Per i tessuti andati definitivamente persi dovranno essere ripetuti i prelievi. Nel caso in cui sia possibile.