Firenze, 14 gennaio 2014 - A VOLTE il destino e la realtà sono più beffardi e crudeli della peggiore delle fantasie. E così la comunità di Vicchio, dove solo pochi giorni fa un ragazzo è morto investito dal treno, oggi si trova a piangere uno dei suoi figli migliori. E anche lui investito da un convoglio domenica sera; mentre stava svolgendo il suo lavoro di manovratore di treni alla stazione di Santa Maria Novella, a Firenze.
Ieri, il giorno dopo la tragedia, su Vicchio aleggiava un’atmosfera surreale; con la nebbia del silenzio e del dolore. Fabrizio Fabbri, classe 1980, era infatti una persona molto nota in paese.

Il primo a lasciare il suo ricordo, con voce rotta dall’emozione, è il sindaco, Roberto Izzo. “Fabrizio – spiega – era molto più giovane di me. Ma, nonostante la differenza di età, tra noi c’era un bel rapporto di amicizia. Una persona eccezionale – continua – che ha dedicato tutta la sua vita agli altri, come volontario e dirigente della Misericordia”. Poi, dopo il doveroso omaggio a Fabrizio, i ricordi di una notte insonne e terribile. “Mi hanno chiamato al telefono a casa circa alle una di notte; per darmi la terribile notizia. Inutile dire che non ho più chiuso occhio e che ho passato una notte di dolore; senza potermi capacitare di quello che era successo”. “Sono scosso e profondamente turbato – racconta Enrico Dolabelli, figura storica, nonostante la giovane età, della Misericordia e amico di Fabrizio – così tanto che quasi non sono in grado di parlare di Fabrizio e delle tante cose belle che ha fatto. Posso solo dire che era, oltre che un amico, un collaboratore eccezionale che non esitava un attimo a sacrificarsi per gli altri. Soprattutto era una persona molto seria e responsabile: quando, da Governatore della Misericordia, gli affidavo un incarico come membro del Magistrato, potevo stare tranquillo che sarebbe stato portato a termine”. Poi l’impegno nei donatori di sangue Fratres, di cui Fabrizio era una colonna portante, e anche l’Unione dei Comuni del Mugello, con una nota diffusa in serata, ha espresso cordoglio per la vicenda.

MA IL PIÙ TOCCANTE è forse il ricordo di Don Giuliano Landini, pievano di Vicchio. “Al momento – spiega raggiunto al telefono – mi trovo in ufficio in canonica. Se alzo lo sguardo, sulla parete di fronte a me, e posso vedere la gigantografia delle Cresime del 1994. Un gruppo sorridente di ragazzi, ora diventati uomini, tra i quali c’era anche Fabrizio. Per me, che ero arrivato a Vicchio nel 1991, fu una delle prime Cresime. Fabrizio – continua – era cresciuto in parrocchia e fin da giovanissimo, subito dopo la Cresima, iniziò il suo impegno nella Misericordia insieme ad altri coetanei. Non posso fare a meno – continua – di pensare a Michela, la sua attuale compagna, e alle bambine Asia (figlia di Michela, che era stata accolta da lui in tutto e per tutto, e che ha fatto la comunione nel 2012), e Virginia, di 3 anni e mezzo”. Spiegare a loro quanto è successo sarà la cosa più difficile per chi rimane. Il destino, dicevamo, a volte è beffardo. Ma i ricordi delle persone restano; e sono quelli che fanno la grandezza di una persona.